top of page

APRI GLI OCCHI! - Axel



Nero. Vedevo tutto nero. Occhi chiusi, sguardo fisso e penetrante. Cosa normale, visto che stavo tranquillamente dormendo spensierata nel mio comodo letto. Sentivo la gola secca. Spalancai gli occhi, volevo prendere un bicchiere d’acqua

Rimasi immobile, mentre le mie mani sudavano e si intrecciavano tra loro.

“Dove sono!?” ora non vedevo più il nero di prima: solo bianco.

Non ero in camera mia, ma in piedi, in una stanza con pareti e finestre bianche.

Volevo uscire, ma la mia curiosità mi portò a fare un giro per la grande stanza.

Accarezzavo le pareti con le punte delle dita per vedere di che materiale erano fatte, ma scontrai la mia gamba contro una statua. Era fatta di marmo, ed era l'unica cosa colorata in quella stanza.

In quella statua era rappresentata una bambina, lei aveva un vestito a pois gli occhi socchiusi e i capelli raccolti in una dolce coda di cavallo, la sa mano sinistra indicava l’ovest, quindi seguii quest’indicazione e, a passi lenti, mi trovai davanti ad una porta dello stesso colore della statua.

“Finalmente posso uscire!” e, con un sorriso stampato in faccia, afferrai la maniglia e aprii la porta. Senza nemmeno fare un passo venni teletrasportata in una stanza uguale a quella di prima... forse.

“Oh no! Ci risiamo.” sussultai sospirando.

Mi fermai un attimo, avevo sete, caldo e anche sonno.

“Come farò ad uscire, e se rimango qui per tutta la vita?!” mentre feci uscire queste parole dalla mia bocca, una lacrima rigava il mio viso pallido.

Feci un sospiro, ma una vocina nella mia testa cominciò ad urlarmi:

“Apri gli occhi!” non capivo, visto che avevo gli occhi aperti, spalancati.

Dopo essermi calmata, feci un giro per la stanza, magari avrei trovato un’altra statua che mi indicava l’uscita e la trovai.

Questa statua rappresentava a stessa bambina di prima, solo che stavolta era in piedi e non indicava da nessuna parte, quindi mi girai dalla parte opposta e continuai a cercare una via d’uscita con scarsi risultati

Mi rigiro verso la statua pensando che solo lei i potesse aiutare.

Rimasi immobile, tremavo.

Quella statua, che mi sembrava innocua, come tutte, non era così.

Notai che si era avvicinata a me di qualche passo, ed ora in una mano teneva il cestino, dall'altra un utensile per tagliare il cibo, anche chiamato coltello.

“Allora, se scappo è un guaio, se non la guardo, pure... che faccio?!”

La guardavo, vedevo il suo viso sorridente e i suoi occhi spalancati.

Sudavo, tremavo, avevo paura che stessi facendo la cosa sbagliata.

I respiri cominciarono a mancare, continuavo sentire la vocina che mi urlava: “apri gli occhi!”

“AAAAAH!” mi si chiusero gli occhi e quando li riaprii... vidi mia madre che mi ripeteva continuamente:

“Oiii... apri gli occhi!”

Non capii più nulla

“Finalmente”

“Mamma? Ma io-”

“Hai solo fatto un brutto sogno tranquilla...”

“Ok...”

Mi alzai dal letto felice di essere di nuovo a casa mia.

Aprii la finestra per far circolare l’aria come ogni mattina: guardai fuori.

“Per questa volta non ti ho fatto nulla... ci vediamo la prossima volta!”

10 views0 comments

Recent Posts

See All

Comments


© 2019 Lauretta Ricci

bottom of page