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IL BAMBINO CHE HA SCOPERTO IL MARE - Nicole


Sabbia a perdita d'occhio, tra le ultime colline e il mare - il mare- nell'aria fredda di un pomeriggio quasi passato, e benedetto dal vento che sempre soffiava del Nord. La spiaggia. E il mare. Scaglie color turchese, di un cristallino accecante, illuminavano i frammenti di sabbia dando alla spiaggia un'aria graziosa.

Il dolce viso pallido di quel neonato innocente veniva sfiorato da raggi di sole dorati che, come con una carezza, lo facevano divertire.

Alex; era questo il suo nome.

Tenuto in braccio da sua mamma, scalciava come se volesse correre libero, come se volesse toccare quell’umidiccia sabbia per poi assaporarne un po', come se volesse giocare con spruzzi d'acqua e conoscere le creature che vivevano in quello che sembrava essere uno specchio enorme. Ecco. Era questo che voleva. Ma naturalmente non poteva. Insomma, come può un neonato fare tutto ciò? Impossibile.

Eppure, in qualche stupefacente modo, Alex ci riusciva; lui lo sapeva fare.

Non era un bambino normale, questo si sapeva, del resto tutta la sua famiglia non lo era. Aveva imparato a camminare a soli nove mesi; un passo dopo l'altro, e... – Bravissimo! – si congratulava la madre orgogliosa.

Ma parlare... no: quello ancora non lo sapeva fare. Balbettava. Ogni tanto gli uscivano dalle labbra versi come: - Gah - oppure – Lalen - cose senza costrutto.

La mattina si svegliava e, subito, dalla finestra della sua cameretta, mentre se ne stava seduto sul sottile materasso della culla, osservava le onde che si ritiravano e subito dopo, come se qualcuno le avesse a ferrate, si infrangevano con forza sulla sabbia bagnata. Cose che Alex non riusciva a spiegare ma che ogni volta lo ipnotizzavano.

Passavano gli anni e Alex si interessava sempre meno al mondo marino. Non sognava più di nuotare insieme pesci, non voleva più correre a piedi nudi sulla sabbia, non osservava più il cielo macchiato di bianco aspettando che un pittore lo colorasse di nero per poi spruzzarci puntini di giallo.

Certo; osservava ancora, affascinato, quelle sfumature celesti, si ipnotizzava ancora alla vista delle onde che danzavano nel mare, ma non gli interessava più.

Una cosa, però, la diceva sempre. La diceva quando i suoi genitori gli chiedevano: - Oggi andiamo al mare? – oppure - Ho proprio voglia di fare due tuffi! –

La diceva come se fosse un qualcosa di tradizionale e, tutto impettito, rispondeva: - Il mare l'ho scoperto io. –

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© 2019 Lauretta Ricci

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