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Cap.1 IL MOSTRO
“Buon appetito”, “Appetito” dissi. Avevo tre anni e non riuscivo ancora a pronunciare bene la T. Ero piccolo, ma questo lo ho già detto. Molti pensano che il tempo cancelli i ricordi, che allevi le sofferenze e sminuisca le gioie; bè, per me non ha funzionato, quel dolore è e rimarrà forte come quando lo provai per la prima volta. Iniziò tutto una sera normale, il sole stava calando ed io mi trovavo a tavola con la mia famiglia.
Durante la cena, seduto sul mio comodo seggiole di legno colorito ascoltavo, senza capire, i discorsi dei miei genitori mentre fissavo i profondi e lucenti occhi di mia madre. Il mio piatto rimaneva lì in disparte, pieno di quei maledetti pomodori che io odiavo.
“Mangia”, continuava a ripetermi mia madre, “non li voglio i pomodori!” continuavo a ripetergli, tenendo le braccia incrociate e lo sguardo rivolto verso il poggia schiena del seggiolone. “Dai, se mangi questi il mostro non potrà farti niente…”mi disse con voce dolce. Io capivo che mangiare quegli inutili ortaggi non sarebbe servito a niente, ma conoscevo mia madre e sapevo che me li avrebbe fatti mangiare, con le buone o le cattive; così, pur senza volerli, acconsentìì.
Molti pensano che i bambini non capiscano e che con una scusa sciocca si riesca a fargli fare quello che uno voglia, ma in realtà, pur essendo piccolo capivo che quel mostro era l’uomo e non sarebbero bastati certamente due pomodori per fermarlo. Tra un capriccio e un altro però lì mangiai tutti ed aspettai mia madre per andare a dormire.
Ad un certo punto mia madre alzò la testa di scatto e guardò preoccupata dalla piccola finestra, posto davanti alla cucina, senza fiatare si girò verso mio padre, e mentre lo guardava vidi per la prima volta la luce negli occhi di mia madre tremare, non cera dubbio il mostro aveva bussato alla nostra porta.
Mia madre non perse tempo e corse subito da me, mi prese in braccio e mi appoggiò delicatamente alla sua spalla sulla sua maglietta di lana verde. BOOM, qualcosa colpì la nostra casa e mia madre cadde a terra. L’aria si trasformò in polvere ed il muro giaceva a terra proprio come mamma. Con la coda dell’occhio scorsi il mostro fermo lì con la sua grande macchina, fissava la nostra casa con disprezzo come se all’ interno ci fossero stati solo scarti e oggetti inutili. Rigirai la testa e vidi mio padre venire verso di me e prendermi velocemente in braccio; mai madre giaceva a terra, sporca di cenere e con gli occhi per la prima volta spenti. Mio papà inizio a correre sotto gli spari, “BOOM BOOOM”.
Io avevo la testa appoggiata al suo petto e sentivo il suo cuore continuava a battere, battere, battere senza più fermarsi. L’ erba del campo gli graffiava le gambe ma lui continuava ad andare avanti senza mai fermarsi o guardare dietro. Arrivammo a pochi metri da una grande rete arrugginita. Mio padre si accasciò a terra ed il suo cuore si arrese. Avevo perso le speranze ma ad un certo punto rividi la luce nelle sembianze di una donna, occhi verdi e capelli castani, mi strinse a lei e mi porto via da quel posto orribile.
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