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FESTA CON INFILTRATO - Leonardo Pierotti



Le pareti colorate di verde con la vernice che sembra cadere verso il basso, palloncini attaccati in alto dove ci era impossibile arrivare e nelle tende avevamo attaccato tutti ragni neri pelosi con le zampette così lunghe che sembravano veri. La musica fuoriusciva dalle casse in modo assordante eravamo impossibilitati anche nel parlare ma eravamo così felici che non serviva parlare infatti i nostri occhi e le nostre facce parlavano da sole. Io vestito di jeans e camicia a quadri, mi sentivo bene, anche se per trovare una camicia che mi piacesse avevo fatto girare almeno sette negozi a mia madre durante quel pomeriggio.

Ad un certo punto, saranno state le nove e mezza la luce si spegne e con essa anche la musica... tutto diventa nero provo a girare la testa e cercare con lo sguardo la finestra e mi accorgo che soffia un fortissimo vento ed e’ notte, ho paura ma cerco di non farlo notare, ho un po' di timore che poi mi prendano in giro e lungi da me stare al centro dell’attenzione (mi diventerebbero le guanciotte rosse e sarei ancora più deriso).

Accendiamo le torce dei telefoni e decidiamo di cercare dove possa essere la presa da riattivare cerco di ricordare: interruttore su vuol dire on interruttore giù off. Cammina cammina intanto mi guardo intorno: quadri con autoritratti abbelliscono le pareti uno in particolare colpisce la mia attenzione: si tratta di una signora con il viso tondo gli occhi neri e un naso un po’ lunghino una collana al collo che sembra il guinzaglio del mio cane penso tra me e me, ma …. I suoi occhi si muovono a destra e sinistra, strofino i miei mi convinco che sia solo un'illusione la riguardo e infatti sono fermi… faccio altri piccoli passi e la mia mente si prende gioco del mio piccolo cuore spaventato e si rigira verso il quadro e... quegli occhi si muovono!!! Ormai ne sono certo: corro a più non posso verso gli altri non voglio rimanere solo per nessun motivo…!!!

Dobbiamo trovare l’interruttore oppure morirò di paura ne sono certo. Chiedo a Fabbo, il mio compagno di banco un ragazzo robusto alto con gli occhi verdi e i capelli color sole quasi bianchi, se ci sono novità e lui mi guarda, sfodera un sorriso quasi diabolico, e scuote la testa .

Entriamo in uno scantinato, lo riconosco dalla puzza di muffa e l’aria un poco più rigida e ta daaa alla mia sinistra vedo l’interruttore! Mi ci tuffo proprio e tiro su la leva e... Magicamente torna la luce!!! Ora devo compiere l’impresa più coraggiosa della mia vita tornare indietro e passare davanti al quadro di zia Ofelia, nella mia testa l’ho soprannominato così perché assomiglia ad Ofelia la zia del mio papà che quando passa a trovarci ha quel profumo così forte che mi ci piangono gli occhi. Uno due tre ... Lello respira non sei solo... uno due tre … coraggio vieni a me ... !!! Mi ripeto nella testa … mi guardo attorno e i miei piedi, brutti traditori, iniziano a ripercorrere il corridoio …Dai Lello daiiii…

Eccomi davanti al mio incubo guardo a terra non alzerò gli occhi e invece mai una volta che la curiosità non vinca… e lì, nella sua splendida cornice, sorride Ofelia: la guardo e la riguardo e lei e’ immobile!!! E allora io, lo so che non si fa, che si porta rispetto, che gli anziani vanno rispettati che l’educazione e’ una bella cosa, ma non resisto le faccio la linguaccia!!! E proseguo dritto e fiero come se fossi un soldato! Mostro un sorriso a sessanta denti: ho vinto la paura, sono fiero anzi fierissimo di me… e allora prima di varcare la tenda che mi riporterà alla festa mi giro indietro per salutare Ofelia e farle vedere che non ho più paura...

Ma la zia e’ scomparsa dal quadro.


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© 2019 Lauretta Ricci

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