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IL VIAGGIO - Aurora Montecucco




Era una giornata d’estate, la famiglia Stilton stava passando il solito pomeriggio in casa. Erano tutti impegnati a fare qualcosa mentre la ragazzina più piccola era rimasta fuori, triste e sempre sola. Sally si sentiva poco considerata dal resto della famiglia. Sembrava stesse osservando qualcosa che la colpiva nei suoi giochi, non toglieva mai lo sguardo da quel rosso fuoco che faceva risaltare di più quel monopattino che all’occhio appariva modesto. Sally indossava il vestitino che le avevano regalato per il suo compleanno, le piaceva molto, portava delle scarpine rosse con degli strass del colore del sole che risplende nel cielo. Quando cercava di dire qualcosa, veniva sempre ignorata e nella sua famiglia tutti erano impegnati: la mamma preparava da mangiare mentre rispondeva al telefono quindi non poteva portarla al parco, il papà lavorava sempre e non riusciva a giocare con l’aquilone insieme a lei. Anche sua sorella era impegnata a giocare con i videogiochi perciò non poteva fare con Sally una partita di pallacanestro: ”Chissà in questa famiglia le cose più importanti sono altre … io per loro non valgo niente.” Così la bambina pensò tra sé, appoggiò un piede sulle setole morbide del tappeto della sua piccola stanza che le serviva come rifugio per sfogarsi. Si sdraiò sul soffice letto e si coprì con una piccola coperta fino allo stomaco, accanto a lei vide il gatto che giaceva a lato del misero cestino color tenebre. Sally fissò lo sguardo sulla sua piccola lampada a forma di mongolfiera, poi si affacciò alla finestra e vide una città bianca, sagomata sembrava creata da bambini piccoli. Improvvisamente un pennarello rosso cadde sul tappeto e il gatto se ne andò spaventato. La ragazzina, che era tornata a letto, si alzò per prendere il pennarello e entrò in un’altra stanza per disegnare, tracciò il contorno di una porta poi la colorò, disegnò anche la maniglia e ad un tratto come per magia la porta si aprì. Dietro di essa c’era un posto fantastico, Sally oltrepassò l’uscio e si lasciò trasportare in quel luogo sconosciuto, un bosco dove c’erano lucine e piccole lanterne sospese e appese ai rami come se fosse già Natale. Andando più avanti vide un ponte e disse :” che bello, alla fine forse è meglio star da soli che con qualcuno che ti ignora.” Prese il pennarello e chinandosi dal ponte si mise a disegnare nell’acqua, tracciò alcune linee e raffigurò una barca e dopo averla colorata vi si lanciò dentro cominciando a remare per il piccolo corso d’acqua. Arrivata quasi a metà del fiume, si trovò davanti un borgo pieno di ponti, chiese, mini torri, colorate tutte con toni caldi e illuminate da piccole luci arancioni, le cupole gialle come raggi solari, tante persone che esploravano questo bel posto con guide turistiche e tanti mezzi di trasporto: gondole, barche e altre navi come a ricordare Venezia. C’erano anche degli uomini vestiti in oro a guardia della città, come se fossero poliziotti ma simili a robot che ripetevano dei regolamenti e dei divieti. Sally navigando finì in un incrocio, si fermò un attimo e vide che era all’altezza dei tetti della città, c’erano grandi cascate che bagnavano chiunque stesse intorno, erano pericolose e l’acqua era ghiacciata. La bambina non avendo ascoltato le regole, precipitò nel nulla con la sua barchetta che cominciò a girare facendo cadere tutto tranne che il pennarello rosso. Fortunatamente la ragazzina riuscì a disegnare una corda gigante sperando nell’aiuto della forza di gravità e iniziò ad urlare: ”Aiuto, qualcuno mi aiuti o chissà che fine farò!” Due ragazzi si precipitarono ad aiutarla afferrando la corda, Sally li ringraziò e spaventata decise di disegnare una mongolfiera per poter andare via da lì. Salì in alto fino a raggiungere le nuvole, mentre salutava con la mano le guardie e gli abitanti di quel paese magico. Attraversò le nuvole e si trovò davanti uno strano mezzo volante e un particolare uccello viola che volava sbattendo forte le ampie ali per andare più in alto possibile. La macchina volante era una specie di carro armato con lunghi bracci meccanici, una porticina dalla quale usciva odore di bruciato che si trovava all’estremità di quella che sembrava una piccola fabbrica. Vicino a essa c’era una mini mongolfiera color grigio scuro con delle figure che si stava avvicinando all’animale.”è proprio bellissimo questo posto,” esclamò Sally meravigliata ma poi osservò che una delle persone della “zattera volante”si lanciò verso l’uccello viola con un retino per catturarlo. Infatti nella mongolfierina c’era una gabbia per uccelli e il re Dorato, chiamato così per i suoi abiti, gridava :”catturate quello splendido volatile, prendetelo, lo voglio nel mio regno.” Dopo molti tentativi gli uomini riuscirono ad acchiappare ed ingabbiare l’animale, calando la gabbia con una carrucola in una specie di terrazza. Sally scese velocemente dalla mongolfiera appoggiata sulla fabbrica volante e si mise a correre con il pennarello in mano verso la gabbia compiendo lunghi passi, i soldati erano ancora lontani ma la bambina trovò una scala che arrivava fin lassù, si arrampicò fino in cima e mentre le due guardie si erano appisolate, lei approfittò di questo momento per rubare la gabbia e corse via. Poco dopo i soldati e re Dorato si accorsero che non c’era più la gabbia e diedero la caccia alla ragazzina che nel frattempo aveva liberato l’uccello viola che volteggiava felice nel cielo e subito dopo Sally si accorse che le era caduto il pennarello rosso, tentò di riprenderlo ma il re lo buttò nel vuoto e fece catturare Sally come era successo al povero uccellino viola. La ragazzina si ritrovò nella gabbia, ma da lontano arrivò il volatile che teneva nel becco il suo pennarello, le si avvicinò e la liberò. Insieme volteggiando nel vuoto, trovarono un piccolo spazio bianco e Sally con l’ uccellino sulla spalla iniziò a disegnare un bellissimo tappeto volante dove sedeva incuriosita ammirando lo splendido paesaggio il tramonto del sole le vette più alte del mondo che facevano da cornice alla splendida isola viola. La bambina fermò il tappeto e seguì con lo sguardo dove la conduceva l’uccellino trovò davanti a se una porticina dello stesso colore del pennuto situata ai piedi di una palma altissima, allora Sally con in mano il suo pennarello aprì la porticina e vi entrò dopo l’uccellino. Appena entrata Sally vide il ragazzo con il pennarello di colore viola come l’uccello. Il bambino abbracciò il suo animaletto Sally e il nuovo amico si trovavano su una strada di una città abitata con tante finestre. Il ragazzo aiutò Sally ad alzarsi e lei con il suo pennarello disegnò un cerchio e disse: ”Anche tu hai un pennarello? Il mio è rosso” il ragazzo allora tirò fuori il suo, raffigurò un cerchio e disse: ”Si il mio è viola, sono io che ho disegnato l’animale.” Infine trovarono un pezzo di ferro arrugginito, lo unirono ai due cerchi e lo trasformarono in una bicicletta elettrica Sally si sedette davanti sulla ruota disegnata dal ragazzo e lui si mise seduto sulla ruota costruita dalla ragazza. E dopo essere saliti sulla bicicletta con dietro il pennuto che volteggiava nell’aria, andarono in cerca di nuove avventure e nuovi mondi da esplorare.

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© 2019 Lauretta Ricci

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