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KRAMPUSH - Elmoro



“Mamma! Mamma! Mamma!”

Ero al piano superiore del mio appartamento. Stavo guardando un film. Non capivo cosa fossero questi rumori ma sapevo che al piano sottostante una madre e un ragazzo si erano trasferiti da poco.

Sentivo dei colpi al muro, potenti come bombe, ma ancora non capivo.

Tutto ad un tratto sentii delle urla pavide provenire dal piano terra. Mi spaventai. Scesi di corsa, dato che ero agile. Suonai il campanello e la madre del ragazzo mi aprì. Era tremolante dalla testa ai piedi.

Le chiesi se potevo entrate e lei tranquillamente mi fece accomodare.

Ero un neuropsichiatra e cardiologo. Ero un dottore da quattro soldi.

Ai tempi valevo. Ma ora niente.

Le dissi che avevo sentito delle urla, lei mi rispose un po’ imbarazzata: ”No è mio figlio che non ha molta voglia di studiare”.

Le chiesi se potevo andare a vedere come stava e lei mi rispose di si.

Salimmo tutti e due e aprendo la porta la stanza era immersa in una strana luce blu, l’aria appesantita da un singolare e penetrante profumo di acero marcio e un fumo che assomigliava a nebbia. James non c’era più.

Era scomparso. Di lui nessuna traccia. Solo un piccolo pelo restava sul pavimento.

Sembrava il pelo di un orso ma non ne ero affatto sicuro.

Qualcosa nell’aria puzzava di terrore. Presi il pelo e toccandolo, io e la madre di James, ci ritrovammo in camera mia. Come era possibile essere qui...un tagliente e terribile brivido scorreva sulle nostre immobili schiene.

“Ma io…io…avevo lasciato il computer spento. Perciò non dovrebbe essere acceso”.

I vetri delle finestre erano colmi di neve, ghiacciati e appannati.

Era scesa la notte, incombeva il freddo. Non avevo voglia di uscire ma dovevo farlo per il ragazzo. Una notte lugubre e raggelante. La neve soffice, il bosco fitto e quell’odore di acero marcio tutt’intorno aveva preso il sopravvento. Le siepi nascondevano paure e insicurezze e le rocce vicino al laghetto producevano suoni incisivi nelle spaccature.

“Ciao DOK”..una voce squallida e inquietante mi chiamò.

“Chi sei? Chi sei??” Stava arrivando una bufera di neve, andammo di corsa al riparo.

In lontananza qualcosa si stava muovendo…

Insidioso un bestione peloso, alto, gobbo, tenebroso si avvicinò verso di noi.

Le sue mani grattavano violentemente la corteccia di un albero. Qui vicino al laghetto ghiacciato era pieno di aceri e rocce che facevano da magico cerchio.

Vicino ad una delle rocce, dove eravamo accucciati, abitava una signora molto anziana che sapeva tutto della città. “Madame”, tutti la chiamavano, era un soprannome di tutto rispetto per le sue conoscenze imperscrutabili. Una donna che forniva sempre le giuste risposte e dava buoni consigli.

Suonammo di tutta fretta, lei ci fece sedere sul divano di pelle vicino al caldo caminetto e ci disse con voce accogliente: “ Cosa vi è successo?”

“ Fuori c’è un bestione mostruoso, guardandolo negli occhi sembra più antico della terra.”

“Fatemi uscire” disse l’anziana signora.

“ Ma è molto pericoloso” proseguii io.

“Sono anziana ma conosco molte storie e leggende. Sono una divoratrice di libri e nulla a questa età mi può soggiogare, potrei aiutarvi”.

L’atmosfera era diventata da ghiacciata a incandescente..un terrificante odore di acero marcio misto a bruciato impregnava la strada.

L’anziana signora era sbigottita e pronunciava parole incomprensibili..

“Quell’energumeno è…è..”.

“Chi è?!” le chiesi.

“ E’ KRAMPUSH”.

Sentivo uno sgradevole odore di terrore.

A quel punto Krampush prese con le sue unghie unte il collo della signora e…neanche il tempo di prendersi la sua anima che tutto svanì nel nulla.

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© 2019 Lauretta Ricci

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