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Ogni storia inizia in un modo particolare. Questa inizia con una ragazza di nome Shelly dai capelli neri e gli occhi blu, seduta sugli scalini di casa sua con gli occhi pieni di lacrime e lo sguardo triste che rifletteva sul freddo marmo.
Shelly pensava alla sua famiglia così presa dai suoi impegni da non capire neanche le sue continue richieste di attenzione. Dopo aver bagnato gli scalini di lacrime, Shelly decise di risalire in casa senza farse vedere e ritirarsi nell’unico posto in cui era lei da decidere cosa fare.
La ragazza si stese sul letto e si coprì i piedi con la sua coperta marinara, ed iniziò a guardare la mongolfiera appesa ad un filo. La sua camera era piena di avventure, di cartine geografiche che appena guardate portavano la mente in luoghi diversi; ad un certo punto un rumore improvviso, tintinnante, distolse Shelly dai suoi pensieri di viaggiatrice … appena si girò vide che Rosco, il suo gatto, se ne era andato, ma sopra la sua lettiera un pennarello rosso rotolava lentamente, Shelly lo guardò con aria interrogativa e un po' perplessa lo prese; tenendolo in mano, così dal nulla le venne in mente di disegnare una porta, per fuggire in un mondo tutto suo!
Mentre disegnava, sognava un pianeta di amici in cui nessuno doveva far niente e tutti potevano giocare con lei, la porta che stava creando pian piano prendeva vita, era rossa ed assomigliava un po' ad una porta di legno simile a quella della casa di un nano, finché la porta si animò e si apri lentamente.
Quando entrò, Shelly non credeva ai suoi occhi …un’enorme foresta si levava davanti a lei, verde smeraldo con lanterne di carta blu che riflettevano la leggera brina posta sulle foglie degli alberi. Lei vide un ruscello che scorreva lentamente sotto la penombra degli alberi e decise di disegnare una barca per vedere dove andava a finire il corso d’acqua; nel mentre, vedeva il suo riflesso sulle acque mosse del fiume e pensò:” Perché, perché nessuno vuol essere mio amico?”
Dopo aver disegnato la sua barca, Shelly ci salì delicatamente sopra, era piccola ma accogliente per una sola persona.
Mentre si allontanava lentamente dal vecchio pontile oramai fradicio, pensava ancora al suo riflesso ed alla domanda che si era posta.
Dopo aver navigato a lungo, gli alberi cominciarono ad essere più radi finché non sparirono del tutto e Shelly si trovò davanti ad un enorme castello situato al centro della grande valle in cui sfociava il fiume.
Shelly vide che non era un castello normale, aveva qualcosa di strano, torri alte come montagne e massicce come roccia che si elevavano come tentacoli, Shelly si lasciò trasportare dal canale che prendeva più direzioni, nel frattempo guardava sbalordita le enormi abitazioni che si trovavano ai lati del canale. Mentre passava, osservava la gente che stava lavorando, con addosso uno strano vestito giallo e un cappello a falde larghe, vide una guardia posta sopra un vecchio orologio a pendolo con le lancette arrugginite che le faceva dei cenni agitando le mani, come se la stesse avvertendo di un pericolo imminente.
Shelly guardo un po' stranita dal suo movimento decise di girarsi, ma appena lo fece vide un enorme cascata a pochi passi da lei, era grande e l’acqua scorreva così forte da emettere un rumore scrosciante. A Shelly inizio a battere velocemente il cuore così tanto da farla diventare pallida.
Provò a mettere le mani in acqua e remare più velocemente possibile. Mentre remava, le maniche le si bagnarono quasi fino al polso, nonostante si sforzasse la cascata era troppo forte e Shelly precipito dall’enorme burrone d’ acqua.
Mentre cadeva non sapeva cosa fare, stava tremando e il sudore le rigava la faccia così tanto da farla risplendere alla luce del sole.
Shelly prese il suo pennarello e con la mano tremolante disegnò un’enorme mongolfiera rossa a pochissimi metri dal suolo.
Shelly tirò un sospiro di sollievo e il suo corpo si rilassò, mentre saliva salutò le guardie che la guardavano sorprese fluttuare nel cielo.
Dopo aver solcato le nuvole, Shelly vide un’enorme nave volante, era di ferro simile ad una portaerei, aveva centinaia di piccole finestre da cui provenivano luci diverse e colorate, aveva anche una piccola cabina di controllo sul ponte.
Shelly si accorse che accanto ad essa c’era un piccolo dirigibile di legno marrone che volava grazie ad un vecchio pallone rattoppato da diverse stoffe colorate. Stava inseguendo goffamente uno splendido uccello viola con lunghissime penne sulla coda; Gli uomini, a bordo del dirigibile, cercavano di catturarlo con un vecchio retino da pesca, Shelly osservava l’uccello con occhi spalancati e ridacchiava sotto i baffi.
Ad un certo punto, con una manovra improvvisa, gli uomini riuscirono a catturare l’uccello, la ragazza assistette allo spettacolo e, visto che l’uccello le stava simpatico, decise di correre il rischio ed aiutarlo, magari un giorno la Fenice, questo è il nome che gli diede, avrebbe ricambiato il favore. Shelly atterrò sulla barca volante, e scesa si accorse che l’uccello era costudito in cima ad una colonna stile antico, all’interno di una gabbia d’oro custodita in un piccolo tempio, anch’esso d’oro con all’estremità un enorme drago in posizione di volo. La ragazza salì la lunga scala fino ad arrivare in cima alla colonna, oltre che la Fenice si accorse che c’erano due guardie con un’armatura nera, un elmo che gli copriva il viso e una lancia. Shelly pensò come liberare l’uccello, ma l’unico modo che le venne in mente era di correre e prendere di soppiatto le guardie, fece proprio così, corse velocemente verso la gabbia rincorsa dalle guardie che però non riuscirono a fermarla. Dopo aver preso la gabbia scese velocemente la scalinata ed arrivata sul ponte della nave soddisfatta fece volare via l’uccello.
Stava andando tutto liscio finché una guardia della nave la vide ed ordinò a tutto l’equipaggio di catturarla. Shelly non sapeva cosa fare, dalla poppa uscivano decine di soldati armati di lancia. Quest’ultimi si disposero sul ponte in modo molto ordinato, a Shelly tremavano le gambe ed il sudore le colava dalla fronte, ad un certo punto le guardie si inginocchiarono ed arrivò il capo, il cuore di Shelly andava a mille mentre continuava a fissare gli occhi del capo, per un momento era come se il mondo si fosse fermato, ma poi l’uomo afferrò con cattiveria la mano della ragazza con cui teneva il pennarello, Shelly provò a nasconderlo tra le dita nella speranza che l’uomo non lo trovasse. Il capo si accorse che Shelly teneva qualcosa tra le dita e con uno strattone prese il pennarello, la ragazza balzò in avanti nella speranza di riprenderlo, ma le guardie glielo impedirono, l’uomo lanciò il pennarello tra le nuvole, mentre Shelly si liberò dalle guardie con una spallata e corse subito al parapetto della nave e vide il pennarello cadere lentamente attraverso le nuvole.
Senza poter far niente, si inginocchiò con la testa chinata e non fece resistenza alle guardie che la trasportarono di peso e la sbatterono con cattiveria dentro una gabbia. Quest’ultima era sospesa nell’aria legata con una grande catena di ferro avvolta in una enorme bobina. Nelle ore successive Shelly restò seduta in un angolo della gabbia a meditare su dove potesse essere il suo pennarello, era demoralizzata …” Perché, perché ho cercato di salvare quell’uccello, perché” …”cip, cip” sentì canticchiare Shelly e vide in lontananza la Fenice. Provò a chiamarla con tutto il fiato che aveva in gola, mentre l’uccello continuava ad avvicinarsi tra piroette ed acrobazie. Quando arrivò davanti alla gabbia, Shelly si accorse che nel suo becco c’era il pennarello, si alzò di scatto, quasi a non crederci ed infilò il suo braccio tra le sbarre; “Dammi! Su, dammi il pennarello” fu allora che la Fenice posò il pennarello sulla mano della ragazza che la ritirò velocemente dentro la gabbia ed iniziò a disegnare un tappeto rosso con sfumature gialle, mentre l’uccello la osservava posato sopra la gabbia. Shelly poteva finalmente fuggire, così appena finito di disegnare il tappeto lo buttò fuori e come per magia iniziò a volare, era leggero ed ondeggiava con il vento, le sue frange sembravano ballare, lei salì sul tappeto uscendo dalla gabbia con molta fatica. La Fenice iniziò a volare verso il tramonto, mentre Shelly osservava il panorama illuminato dal bellissimo tramonto violaceo e pieno di stelle luccicanti. Poco dopo l’uccello planò lentamente verso destra in direzione di una piccola isola sabbiosa con un solo albero di palma. Shelly atterrò poco dopo con il suo tappeto volante che lasciò spiegazzato in un angolo, guardando meglio sul tronco della palma si accorse di una piccola porta, così con la mano tremolante, l’aprì e quello che vide le fece
sbarrare gli occhi ed esclamare…”Ohhh, è bellissimo!!” Shelly non ci pensò due volte ed entrò in una città illuminata con tanti palazzi altissimi ed un grande sole spendente nel cielo.
La Fenice entrò subito dietro di lei e volò sulla spalla di un ragazzo alto, castano, di bella presenza che aveva sulla sua mano un pennarello viola! Shelly non ci credeva, aveva finalmente trovato un amico. Si presentarono ed entrambi ebbero la sensazione di essere fatti l’uno per l’altra…
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