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LA GITA SBAGLIATA - Sofia Del Principe





Come tutti gli anni, verso maggio, iniziano le gite scolastiche e la classe IB della Scuola media di Coverciano è pronta per vivere queste avventure.

Lorenzo, uno dei ragazzi della IB, di 11 anni, alto, moro, con occhi azzurri e con tanta voglia di scoprire cose nuove e fare nuove esperienze, una mattina apre gli occhi con la sensazione che quel giorno a lui ed ai suoi compagni verrà annunciata una gita. Lorenzo si alza dal letto con le gambe tremanti ed un grande sorriso, combattuto tra l’attesa nel sapere se le sue sensazioni siano

reali e la speranza che fosse così.

Arrivato davanti alla scuola, aspetta che suona la campanella e alla sua “allarme” entra, saluta la prof. e si siede al banco.

Passa la prima ora, la seconda, arriva il momento della ricreazione. Durante essa oltre che mangiare il gustoso panino preparato dalla sua mamma la sera prima, si mette a parlare con il suo migliore amico del più e del meno. E’ la terza ora ed il prof. di scienze entra

con dei foglietti in mano. Lorenzo inizialmente non se ne accorge, ma appena li vede la sua speranza che si tratti di una gita aumenta. In questo momento a Lorenzo batte forte il cuore, gli sudano le mani e le gambe iniziano a ballare. Intanto il professore si siede alla cattedra, apre il libro ed inizia a spiegare.

Passa la prima metà dell’ora ed il prof. non ha ancora consegnato quei fogli. Così Lorenzo, non riuscendo ad attendere ancora, chiede all’insegnante cosa sono quei foglietti. Il prof. gli risponde - Sono le adesioni per la gita di fine anno scolastico.

Lorenzo risponde con un urlo per la felicità di questo annuncio e capisce così che le sue speranze e aspettative sono realtà.

Il prof. consegna le adesioni e spiega il programma della gita: durerà tre giorni, dal 15 Maggio al 18 e la destinazione sarà Parigi.

I ragazzi scoppiano in un pianto dalla felicità, tutti loro desiderano da anni di andare insieme in una città grande e di cultura, come Parigi. Incuriositi, iniziano a fare domande al prof.: - Vedremo la

Torre Eiffel? E anche il museo del Louvre? Dove alloggeremo?- ...e la lezione va avanti così.

Suona la campanella dell'ultima ora e Lorenzo si mette a correre verso casa. Arrivato, lancia lo zaino vicino all’attaccapanni, si dirige in camera sua, accende il computer e si mette a cercare notizie e curiosità riguardo la destinazione.

Passano le ore e Lorenzo non si accorge di ciò finché ritornano i suoi genitori dal lavoro. - Ciao mamma, ciao papà, tra non molti giorni ci sarà una gita, indovinate la destinazione...? Parigi!!! Ci posso andare, vero?- La mamma e il papà si guardano negli occhi, in quel minuto di silenzio a Lorenzo tremano le mani, inizia a sudare ma per fortuna i suoi genitori rispondono - Sì -. Lorenzo tira un sospiro di sollievo e torna ad informarsi sulla meravigliosa città.

Il giorno successivo racconta tutte le cose che ha letto e visto su Parigi ai suoi compagni e la voglia di partire aumenta sempre di più. Quei giorni sembrano non passare mai, Lorenzo tutti i giorni prima di andare a letto pensa alla splendida esperienza che sta per vivere. Il 12 Maggio Lorenzo, tornato da scuola, inizia a mettere tutte le cose necessarie per la gita nella sua rossa valigia regalata dai suoi genitori per Natale.

Arriva così il giorno tanto atteso, quello della partenza, Lorenzo saluta la sua famiglia e sale sull’autobus che poi li porterà fino alla destinazione, cioè Parigi. Saliti, tutti si accorgono che quell’autobus ha qualcosa di diverso dai soliti: è privo di finestrini, al posto del volante ci sono una serie di tasti, monitor che ricoprono i lati, uno strano odore invade quella specie di autobus. I ragazzi non danno molta importanza a ciò che li circonda, però sono comunque molto spaventati. Si confrontano e tutti sono d’accordo sul fatto che devono far presente questa cosa al prof. Iniziano così a fargli delle domande - Prof., è normale che l’autobus è così strano? Perchè non ci sono i finestrini? A cosa servono tutti questi monitor? - Il prof. cerca di tranquillizzarli dicendo loro che è tutto sotto controllo, che si tratta di un autobus che riesce a trasformarsi in un razzo e così permette di arrivare in poco tempo a destinazione.

Poco dopo la partenza, l’autista fa una manovra sbagliata e improvvisamente l’autobus-razzo si piega verso destra, questo porta una rottura dei tasti per controllarlo. I ragazzi vanno nel panico e questa volta anche il professore. Tutti battono i denti dalla paura, hanno gli occhi spalancati e non riescono a parlare. Qualcuno addirittura si mette anche a piangere, o meglio tutti tranne Lorenzo.

L’autobus si ferma e l’autista, mortificato per l’accaduto, prega i ragazzi e il prof. di scendere. Appena si apre lo sportello tutti si accorgono di non trovarsi a Parigi bensì in un mondo arancione sospeso tra le nebbie che sembra evaporare nella luce

del sole. Sono stati catapultati nello spazio. In lontananza vedono un cartello sul quale c’è scritto qualcosa ma non riescono a leggerlo bene e quindi decidono di dirigersi verso esso. Sul cartello c’è scritto “Alienopoli”, la città degli alieni. Si guardano tra di loro sconvolti, senza pronunciare alcuna parola. I loro visi diventano pallidi, bianchi come i morti, senza alcuna espressione. Lorenzo è convinto che qualcuno li saprà aiutare e che potranno tornare presto a casa sani e salvi. Nel frattempo l’autista cerca di riparare il mezzo ma questo prende fuoco, ci sono scintille da tutte le parti, il fumo ricopre le facce sorprese dei ragazzi. Pian piano il fuoco ricopre gran parte del luogo in cui si trovano, però per fortuna Lorenzo fa in tempo a tirare fuori dalla valigia una bottiglia d’acqua e un estintore che c’è là vicino e così riesce ad abbassare il fuoco.

I ragazzi a questo punto si disperano ancora di più, il cuore gli galoppa nel petto e urlano -Aiuto, aiuto!- Intorno a loro non c’è niente, solo rocce arancioni.

Ad un certo punto sentono uno strano odore di vernice ed ecco che si avvicinano a loro strani esseri simili ad alieni.

Sono gli abitanti di questo pianeta: hanno il corpo tondo come un barattolo, un muso ampio e mite, con un’espressione decisamente amichevole. Una di queste creature avanza verso di loro dondolando goffamente e con un sorriso gentile dice -Come siete finiti qua?- I ragazzi gli rispondono -Siamo una classe in gita, dovremmo trovarci a Parigi ma l’autista ha fatto un errore irreparabile e così siamo finiti qui. Avete una soluzione per tornare nel pianeta Terra?- L’alieno dice -Io e i miei amici in passato abbiamo inventato una macchina del tempo. Entrandoci dentro troverete una tastiera sulla quale dovrete digitare il giorno, mese e anno in cui vorreste ritrovarvi.- -Che figata, lo sapevo che saremmo ritornati a Coverciano - dice Lorenzo. I ragazzi e il

prof. rispondono in coro - Siiii!! -

Così l’extraterrestre li porta dai suoi amici ed entrano nella stanza in cui si trova la macchina del tempo.

Tutti sono sorpresi dal profumo che invade questa stanza e la prima cosa che notano è la macchina: è fatta di un legno lucido, c’è profumo di cose nuove, all’interno c’è la tastiera. Lorenzo ci appoggia la mano e non sente nemmeno un granello di polvere. Sopra la tastiera c’è uno schermo di vetro pulitissimo sul quale appare la data selezionata e le pareti sono coperte da specchi.

La macchina del tempo è meravigliosa e grandissima! L’alieno li invita a entrare e a digitare la data. I ragazzi e l’insegnante salutano e ringraziano tantissimo l’alieno. Entrati all’interno della macchina, digitano il 14 Maggio. Lorenzo dice -Tenetevi forte! Meno tre...meno due...meno uno....viaaaaa!-

Un vento fortissimo li investe, tutti chiudono gli occhi e quando li riaprono rimangono stupefatti: si trovano in classe a Coverciano ed il prof. sta facendo lezione.

Tutti, in particolar modo Lorenzo, si ricorderanno di questa avventura che ha regalato momenti di tremenda paura ma anche esperienze indimenticabili, avendo conosciuto un mondo differente dal pianeta Terra e scoperta l’esistenza di simpatici esseri pronti ad aiutare il prossimo!

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© 2019 Lauretta Ricci

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