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Lanciai un urlo assordante. Ma nessuno mi sentì. Continuai a correre fino allo sfinimento, gli alberi di quella foresta fitta si muovevano assieme alla luna a spicchio nel cielo. Avevo le vertigini per la fame. Guardai in alto e improvvisamente inciampai. Mi ritrovai con il piede sinistro rimasto incastrato in una radice. Dietro di me c’era un albero ruvido e bagnato e, come se mi avessero messo in croce, allargai le braccia con i gomiti lievemente piegati e le mani tese, come impaurite. Tenevo gli occhi socchiusi per cercare di non immaginare cosa sarebbe accaduto dopo. Guardavo intensamente i lupi e i loro occhi mi rapivano, inquietanti e gialli. Il loro pelo non era come me lo aveva descritto il nonno da piccola: bello, setoso e abbastanza pulito. No, il loro era sporco, arruffato e pieno di nodi che nascondevano il colore sotto. Le loro zampe, in confronto al resto, erano quelle messe meglio anche se sporche, rovinate e con un aroma puzzolente inteso. Non c’era bisogno di sbranarmi, mi avrebbero ucciso direttamente con la loro puzza. I loro denti erano aguzzi, lucidi e puliti di sangue. Li stringevano dalla fame come per dire: “Che bel bocconcino” con quella specie di saliva densa che gli fuoriusciva dalla bocca. Ad un certo punto iniziarono a prendere la rincorsa, io cercai di liberarmi il più velocemente possibile, ma non ci riuscii. E, quando questi animali feroci erano sul punto di sbranarmi, tutto intorno a me si bloccò come un film in pausa e piano piano tutt’intorno si disintegrò e il nero si fece protagonista. Il cuore mi batteva a mille, gocce di sudore cadevano una dietro l’altra dalla mia fronte e il “plip” del toccare a terra avvolgeva tutto il vuoto nero e buio intorno a me. Stringevo forte la maglietta per timore che dove mi trovassi fosse la Morte. Ad un certo punto sentii qualcosa qui nello stomaco come angoscia, tormento dell’anima. Una luce bianca mi cadde addosso rendendomi la protagonista in quel “luogo”. Tutto intorno a me era nero persino dove appoggiavo i piedi, dove riuscivo a vedere perfettamente il mio riflesso. Quando ad un certo punto il riflesso iniziò a girare, girò anche il busto a forma di spirale e con la faccia al contrario mosse il dito indice come per dire “Vieni”. Piano piano iniziò sempre di più ad attorcigliarsi e a diventare sempre più inquietante e io sempre più rapita dal mio riflesso. Una cosa che mi distorceva dall’ipnosi del mio stesso riflesso era quel dito che mi faceva continuamente “Vieni” “Vieni” e io ero confusa da quale strada prendere. Indietreggiavo a piccoli passi, quando sentii un tocco alle mie spalle. Piano piano mi girai tutta sudata, con il cuore che mi batteva a mille e il nervo del labbro superiore che faceva su e giù come un tic all’occhio incontrollabile e quasi del tutto imprevedibile. Mi riprese quella cosa qui allo stomaco nel vedermi lì davanti che mi muovevo come il fumo pur rimanendo sempre intatta. Sembrava un incubo: mi diedi un sacco di pizzicotti e schiaffi per cercare di svegliarmi ma niente, era come reale anzi, ERA REALE. “Chi sei veramente e cosa vuoi da me” “Noi non siamo la stessa persona. Anzi, siamo due persone differenti in ogni singolo dettaglio” “Per esempio?” Dissi con voce stridula. “Tu sei viva e io morta. Ho risposto alla tua domanda?” “Come sei morta?” “Sbranata dai lupi”. A quelle parole mi venne un nodo alla gola. Avevo tante domande dentro di me ma me le tenni tutte, non so perché ma lo feci. Per un momento solo che abbassai il capo, lei era scomparsa come polvere al vento. Inghiottì la saliva facendola sentire; sudavo, avevo le mani appiccicose e il cuore mi batteva all’impazzata. Ero in mezzo a due pensieri: rimanere o scappare. Guardai me e poi il vuoto nero intorno a me e… Corsi con tutta la speranza che avevo di salvarmi. Ma non durò a lungo. All’improvviso rimasi sospesa per aria, del tutto immobile, come morta e poco dopo di nuovo davanti ai lupi con le fauci aperte che provavano solo fame. La me morta mi disse che si voleva rivedere prima della mia morte e assistervi pure. Non sapevo di essere così crudele. Quella mattina ero morta con neanche parte della mia carne addosso non avevo niente nemmeno una famiglia da ricordare. Ero venuta qua apposta per morire senza che nessuno mi potesse fermare né far cambiare la mia idea, cioè la morte.
Brava!! Il testo è molto originale e la fine sorprendente! Non me l'aspettavo, lo ammetto. Le descrizioni ben fatte, tutto fila!