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LA PRIMA VOLTA NON SI SCORDA MAI



“BIP BIP BIP”. Erano le sette del mattino, mi svegliai e andai a fare colazione con acqua e biscotti, come sempre.

Mi vestii e andai a scuola velocemente, dato che ero un po’ in ritardo. Quando uscii il ghiaccio infuocava i miei occhi . La macchina di mia mamma non voleva partire, forse era un segno del destino. Dopo cinque ore molto interessanti e affascinanti di spiegazioni sulla grammatica italiana, andai al tempo integrato che durava fino le ore 16. C’ erano anche i ragazzi più grandi, come sempre giocavano ad un gioco che loro chiamavano “ lotta all’ultimo sangue”,a me personalmente non piaceva, anzi non la sopportavo.

Andai a fare i compiti di italiano mentre sentivo urla continue. Cercavo di concentrarmi ma inutilmente. Le parole del libro mi scorrevano davanti come aquiloni che volteggiano nell’aria. Guardai fuori dalla finestra, il sole era basso verso l’orizzonte e l’inquietudine mi mangiava il cuore. Finiti i compiti uscii dall’ aula e andai a giocare a calcio con i miei amici della prima elementare. Ora ero felice mi stavo divertendo molto e non avrei mai voluto arrivare alle 16.

Dopo venti minuti si unirono anche i ragazzi di quinta. Ma noi non volevamo, perché, come andava avanti da un po’ di giorni, sapevamo che ci avrebbero preso in giro e dopo poco iniziarono, come previsto. Ci dicevano parole che neanche si possono immaginare, cose bruttissime. Il dolore lacerava il mio cuore. Avevo lo stomaco in subbuglio, sudavo freddo, ero palpitante. Dentro il mio corpo stavano passando tante emozioni negative.

Le maestre non si erano accorte perché stavano facendo altre cose.

Si avvicinarono, ancora di più, due ragazzi alti e mori con gli occhi azzurri e i pantaloni color beige, sembravano quasi gemelli. Mi spinsero per terra e io caddi facendomi male al gomito, solamente due ragazzi più grandi cercarono di proteggerci, anche se non ci riuscirono molto. Il piazzale,

pieno di sassolini stridenti, scivolava sotto la mia pelle, fissavo il sole che pian piano stava diventando di un colore rosaceo.

A noi bambini il cuore batteva all’impazzata, avevamo paura, le gambe ci tremavano. Dopo un po’ di spinte e di cadute arrivarono le maestre: erano allibite, non credevano ai propri occhi, ma era successo veramente. Le loro voci acute contro i ragazzi saltavano a picco nell’aria.

Strinsi i denti, mi rialzai e cercai conforto con i miei compagni.

A casa mi confrontai con i miei genitori..alcuni giorni avevo paura di tornare, ma con l’aiuto dei miei compagni, delle maestre e delle parole dei miei genitori capii che non serviva rispondere con le mani, ma parlare.

Pian piano diventai amico di questi ragazzi più grandi, negli anni li ho rivisti al parco o al campo da calcio, ora mi salutano. Ho sempre cercato di aiutare gli altri e chi come me ha magari subito offese o non si sa difendere da solo.

La vita è la vita. A volte fa male, a volte fa bene, a volte è ingiusta. Spesso ti fa crescere. A me quel giorno è servito da crescita e non per far male. Il dolore ancora mi spezza il cuore ma fortunatamente in me c’è un LEONE imbattibile che non si fermerà mai e poi mai.


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1 Comment


Morosi Matilde
Morosi Matilde
Apr 24, 2022

Molto bello il testo, forse sei andato leggermente veloce sulla prima parte ma per il resto tutto è molto accurato

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© 2019 Lauretta Ricci

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