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LACRIME SULLA PIANTA - Maddalena M.



Quel giorno il cielo era coperto da un mantello nero; delle luccioline si appoggiavano su quell'oscurita' e delle goccioline di rugiada cadevano dolcemente su un limpido vetro di una casetta color marrone. Nella camera da letto c'era una famiglia e un medico accanto al lettone. Sgrufolava nel kit per cercare il termometro. Stesa sul lettone c'era una donna con il viso scavato e pallido, mamma di due bambini, Serena e Cristian, che erano seduti sulle lenzuola morbide che ricoprivano il corpo della donna. Poi c'era il marito con una gocciolina che continuava a scendere sul viso. Il dottore fece un profondo respiro e mormorò: ”La signora non sta affatto bene è vittima di una cattiva malattia, c'è solo un modo per curarla...” “E quale??” risposero incuriositi i ragazzi “Ci sarebbe una pianta in grado di curare questa malattia e si chiama Spaleontosi” disse il medico mentre mostrava la foto di essa. “Beh dove si trova?” mormorò a bassa voce Serena. Clemente, il medico, mostrò il luogo dove si trovava la pianta speciale: “La Spaleontosi si trova attraversando un lungo bosco, lontano da qui; andando molto più avanti troverete un'alta montagna che dovrete scalare per arrivare in cima. “Lì si trova la pianta, che contiene un liquido utile a salvare vostra madre”.

La ragazza esclamò: “Bene io e mio fratello partiamo per una nuova avventura! Per una buona causa! Sì, per curare nostra madre”. Il giorno seguente i bambini si vestirono da esploratori: tuta verde, calzoni verdi, cappello rosso, scarpe gialle e zaino alle spalle con delle risorse. “Papà noi partiamo!” “Va bene ragazzi, ma state molto attenti!”. Diedero un caloroso abbraccio al padre. Uscendo presero un bastone per uno e si incamminarono verso il lungo viaggio. Scricchiolavano i rumorosi sassi davanti a casa loro. Camminarono molto e arrivarono al sentiero d'erba, che dovevano percorrere per andare verso il bosco.Era una mattina che si avvicinava sempre più al pomeriggio. Stanchi, le loro gambe barcollavano sempre più, quindi decisero di fermarsi su due grandi rocce in una spiaggia. Tolsero le scarpe. Quei granelli di sabbia si infilavano sulle dita dei piedi, iniziarono lentamente ad appoggiarsi sulle rocce.Serena e Cristian aprirono con la zip lo zaino per sgranocchiare qualcosa.Appoggiarono le mani sul panino incartato da una plastica trasparente.I denti iniziarono ad assaggiare il sandwich.Finito di saziarsi con quel delizioso snack, sorseggiarono una fresca coca cola e si rimisero in cammino.I passi lunghi e pesanti accoglievano i ragazzi, ma in lontananza videro due grandi tronchi che si innalzavano verso il cielo. Erano arrivati. Era lui. Il bosco. Il cielo si era fatto nuvoloso, delle piccole goccioline cadevano sul prato, una nebbia oscurava la vista dei bambini. Le goccioline si facevano sentire sempre più. Sopra era oscuro e delle piccole lucciole erano appoggiate al cielo. I fratelli, dopo poco, in mezzo al bosco trovarono una specie di caverna. Entrarono in essa per proteggersi dalla pioggia. Dagli zaini sbucarono fuori dei sacchi a pelo. Essi erano morbidi e si appoggiavano alla perfezione sul suolo. Qualcosa di caldo avvolgeva i bambini e la testa si appoggiò sul cuscino e entrambi si avventurarono nei sogni. La mattina dopo, i ragazzi, facendo uno sbadiglio, presero dallo zaino un cornetto e lo iniziarono a mangiucchiare. Dopo aver divorato il morbido cornetto alla marmellata, andarono verso il bosco e si incamminarono per andare alla montagna dove c'era la pianta Spaleontosi per curare la madre. Gli alberi oscuravano il cielo e Cristian, mentre camminava, toccava la folta e dura corteccia piena di resina colante e appiccicosa. Mentre camminavano, la lunga erba intrappolava le gambe dei ragazzi. Un ammasso di rocce bianche gli bloccava la visuale: “Siamo arrivati alla montagna” disse perplessa Serena “Credo proprio di sì!” rispose il fratello sorpreso “ora rimane sola da scalarla”. Iniziarono ad agganciarsi l'imbracatura, presa dallo zaino, e incominciarono a scalare. Sentivano le scaglie di rocca appuntite e gelide, il vento gli sorvalava le teste. Erano arrivati. Erano arrivati alla cima. Vedevano un fantastico panorama. Un territorio completamente ricoperto di alberi ed alcune case intorno. “Ce l'abbiamo fatta”, dissero i ragazzi in coro. Poi guardarono sulla cima, su una puntina di montagna c'era un fiore. Serena prese il contenitore e con molta cautela prese delicatamente lo strano liquido giallo che era posato sulla Spaloentosi, lo chiuse e scendendo dalla montagna incominciarono ad avventurarsi a casa. Era buio. Ancora erano nel bosco, si fermarono a mangiare qualcosa su dei piccoli tronchi tagliati. Dopo qualche secondo facendo una piccola corsetta si incamminarono verso casa. Erano nel piccolo tragitto. I passi erano pesanti e tremanti, così si fermarono nel pratino vicino e si sdraiarono su quella lunga e morbida erba, guardando in alto si fermarono ad ammirare il cielo luminoso e le forme delle nuvole; poi andarono dalla mamma. Velocemente si diressero verso la casetta e aprendo la porta dissero: “Papà, papà siamo tornati!”. Il padre, stupito, non credeva ai suoi occhi: “Ragazzi!” E li accolse con un caloroso abbraccio. Corsero al piano superiore dove c’era la mamma. “Mamma, mamma! Bevi questo, ti aiuterà!” Bevendo la sostanza, la madre aprì gli occhi ed alzandosi lentamente del letto accolse i bambini con un caloroso abbraccio “Mi avete salvato la vita! Vi voglio bene!” esclamò tra le lacrime.

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© 2019 Lauretta Ricci

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