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‘Perché ho così tanti difetti?’
Lo penso sempre, ogni giorno, la mattina mentre mi guardo allo specchio, con due occhiaie da far paura, a scuola, il momento più brutto della giornata.
L’unica cosa che riesco a fare è piangere, piangere per ogni insulto, per ogni urlo, per ogni piccola cattiveria uscita dalla bocca di chissà chi.
La notte, durante quel silenzio assordante, si sentono cigolii improvvisi, sentiti da nessuno, tranne che da me, rimango perennemente sveglia, sempre.
Soffro di insonnia, forse, tanto non ci sarebbero altre spiegazioni.
Per passare il tempo, mi immagino come sarebbe la mia vita se scappassi di casa, ho già provato, ben due volte, una è finita con un ceffone dritto sulla guancia sinistra, ha fatto male, non ci sono state lacrime, neppure scuse.
La seconda volta, non me la ricordo molto bene, so solamente che il finale è stato peggio di uno schiaffo, molto peggio.
Finite tutte le mie fantasie, il sole inizia a sorgere, mi prende mal di stomaco. Un’altra giornata. Un altro incubo.
Già dal primo minuto, appena varco la soglia della cucina, un misto di ansia e preoccupazione mi iniziano a strangolare, facendomi mancare aria.
Balbetto: “G-giorno”.
“Si, si giorno pure a te” Tono duro, freddo, come le mattonelle color ocra che ricoprono il pavimento del salotto.
‘Almeno questa volta mi ha risposto’, penso avvilita, come se fossi stata una foglia portata via dal un briciolo di fredda tramontata.
Non ho fame, apro controvoglia una merendina, ne sento l’odore e già sono nauseata.
Do un morso, mi rimane in gola, come un mattone bloccato dentro un tubo d’acciaio.
Butto tutto il resto, il mio caro cane mi guarda stranito, come a dire ‘Se non la mangi tu dalla a me’.
Vado con un mezzo sorriso al bagno.
Mi guardo allo specchio, penso a come far sparire le occhiaie, qui non serve una crema, serve un miracolo.
Continuo a ripetere mentalmente la lezione da studiare, non devo balbettare, non devo balbettare.
Nessuno sa di questa mia cosa, nessuno, mi viene il dubbio che non lo sappiano pure i miei stessi genitori, quando una cosa non la voglio far sapere, nessuno la deve sapere e faccio di tutto pur che quel segreto rimanga tale.
Per un conto sono anche molto felice, nessuno sa di tutti questi problemi, nessuno, nemmeno con chi non dovrei avere segreti.
Nessuno sa della mia rabbia che esce sotto forma di violenza.
L’importante è fingere giusto? Giusto?
Sociofobia, cherofobia, atelofobia clinofofia, si aggiunge la mancanza di sonno, di amici e di una famiglia.
Ogni volta che dico qualcosa in pubblico, anche se non lo faccio notare, mi sento un burattino gettato in mezzo al mare, con pezzi rotti e cervello andato a male.
Ci si mettono pure le parole come depressa, cessa, lesbica, fidanzata, precisina, errore ecc ecc…
perché tutto a me? Non potrebbero soffrire anche gli altri?
Una soluzione a tutto però l’ho trovata!
Mi sono creata una famiglia immaginaria, lo so, è strambo da sentirsi dire, ma dopo un po' se non evadi ti senti soffocare.
Disegno, disegno anime, tombe, la mia vera famiglia e la mia famiglia falsa.
Disegno tutto quello che mi circonda, infatti appena vedi i miei quaderni vieni sopraffatto da mille colori, allegri ma anche tristi.
Non puoi sempre stare a rimuginare su tutto, capisco che è complicato, ma alla fine ti stufi.
Nessuno può rimanere sempre triste, anche se ne avrebbe pienamente il motivo.
Voglio smettere di fingere, voglio mostrare la vera me, quella che sogna una vita e non vuole essere giudicata solo perché si sente maschio, vorrei essere quel ragazzo/a che va d’accordo con i genitori e che sogna un futuro normale.
(Non bisogna mai giudicare dalle apparenza, sopratutto se non si sa cosa c’è sotto, l’impressione è una cosa, la vera anima è un’altra).
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