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‘’Mary, svegliati devi andare a scuola!’’ Che noia, la mia sveglia umana, che però può prendere anche il nome di mamma, mi aveva appena svegliata nel mezzo del sonno, e perché? Perché dovevo andare a scuola.
Io non amo andarci, effettivamente si può dire che la odio, l’unico motivo che mi da la forza di svegliarmi il mattino è il pensiero che poco dopo avrei potuto rivedere i miei amici, e non fraintendetemi, non intendo le scimmie poco sviluppate dei miei compagni di classe, di cui fortunatamente ci sono delle eccezioni (per la precisione sette.)
La mattina riesco ad alzarmi solo perché so che potrò rivedere il mio gruppo di amici della 1°A, ci conosciamo da sei anni, e insieme abbiamo affrontato alti e bassi, fuori scuola non riusciamo a vederci molto, ma quando accade mi sembra che ritrovo una parte di me stessa, insomma la stessa cosa che succede quando apro le pagine di un libro.
Appena mi alzai mi diressi in bagno e con tutta la voglia di vivere che possa avere una lumaca mi vestii, o meglio cercai di farlo, visto che avevo messo la maglia e i calzini al contrario. Appena ritornai a posto mi diressi con cautela a scuola, dove Nicole e Sofia mi saltarono addosso abbracciandomi (loro fanno parte di quelle famose sette persone)
E poi incontrai i miei amici della THE EGG SQUAD (sì, ci chiamiamo la squadra dell’uovo, non fateci caso)
‘’Mangia questo fiore’’ mi disse Nicola porgendomene uno, ‘’Però non morire’’
‘’Guarda, non mi dispiacerebbe visto che ho l’interrogazione di storia’’
Lui rise, poi ci raggiunsero tutti gli altri e iniziammo a confrontare le nostre giornate scolastiche, l’ultimo argomento di cui volevo parlare.
‘’Drinn’’ la campanella mi salvò dalla conversazione, ci salutammo e poi ognuno entrò nella propria classe.
Alle prime due ore avevo storia della musica, di cui però non ascoltai nemmeno una parola, perché stavo ripassando storia. Notai Lea che giocava con la penna facendo tante aspirali sul foglio, a poco a poco però, inizia a vederle in aria, e venirmi sempre più vicino finché non mi addormentai. Mi svegliai con il brusco suono della seconda campanella, che segnava l’inizio della merenda, ma avendo lo stomaco chiuso non mangiai nulla, preoccupatemi quando lo faccio.
Il fatidico momento arrivò perfino troppo velocemente, la prof ci fece sedere attorno alla cattedra, e iniziò a farci domande del tipo
‘’Chi sono gli Ungari, Cosa fece Ottone I,’’
Ne avevo la testa piena, ma cercai di affrontarla comunque nel migliore dei modi, e alla fine l’interrogazione andò decisamente meglio a ciò che avevo previsto infatti presi 8 e mezzo, ovvero il massimo che da la prof. ovviamente ne rimasi molto contenta, visto che la sera prima rimasi a studiare fino a tardi. Finite le cinque ore infernali io ed axel ritornammo a casa, avevo una fame da lupi; infatti, appena sbarcai la porta d’ingresso finì di mangiare tutto molto velocemente.
‘’Mamma, l’interrogazione di storia è andata molto bene’’
‘’Ho visto Mary, complimenti!’’ non risposi ma sorrisi
Il pomeriggio fu uno dei più tranquilli della mia vita, ma va bene così, infondo sono i miei preferiti: pochi compiti ma tanta musica e libri.
La sera andai a dormire presto, ma nel mezzo del sonno mi svegliai, erano circa le tre di notte, la luce del telefono mi accecava, tanto che dovetti socchiudere gli occhi per leggere l’orario. Mi grattai la testa, mi arrivava una leggera brezza da dietro il capo, mi voltai e notali che le tende praticavano una brusca danza provocata dal vento, cercai di guardare da uno spiraglio lasciato da esse, e dal terzo piano del mio palazzo vidi i moscerini che gironzolavano attorno la luce di un lampione.
‘’BAM’’ sentii un tonfo che si ripeteva a se stesso, iniziai a percepire il pesciolino dell’ansia muoversi all’interno dello stomaco ma poi mi dissi
‘’ è solo un rumore,’’ il tonfo si avvicinava sempre di più le porte si aprivano, all’inizio credevo che fosse mio padre… ma non erano i suoi passi.
Mi alzai svogliatamente dal letto, e con le mani lievemente tremolanti afferrai la maniglia e la spinsi verso il basso, quindi uscii.
La casa mi sembrava la stessa, quei due quadri ‘’colorati’’ sempre se così si possano definire erano l’unico tocco di gioia del corridoio. I mobili erano sempre al loro posto, ma lo sconcentrante cinguettio degli uccelli che adesso tanto rancavamo, era assente… completamente assente.
Scesi dai gradini di legno, che scricchiolavano a ogni mio passo, e trovai mia madre… o… forse no, non riuscii a identificarla
‘’Mamma, sei tu?’’ il suono della mia voce riempì la stanza.
Lei rise. Una risata…penetrante, capace di raggelare il sangue, con la coda dell’occhio la guardai, folti capelli neri come la morte, le coprivano il viso, arrivandole fino ai fianchi, aveva degli occhi lugubri.
‘’Ma…emh… tu.. non emh.. sei mia mad-‘’ notai che portava un vestito bianco con delle rose rosa. Era di mia madre.
Iniziai a tremare, lei se ne accorse e sorrise, un sorriso…perfido.
Iniziai a fissare la porta ‘’Si devo solo andare lì, ma come?’’
La figura a me estranea mi si avvicinò di un passo, poi due…tre… quattro…. Il pesciolino dell’ansia iniziò a sbattere la sua coda da una parte all’altra della mia pancia, in modo così atroce, che per poco non caddi. Non riuscivo a muovermi, sembravo una statua, le sue unghie raggrinzite mi toccarono il viso, erano ruvide e vecchie, anche se non dimostrava più di trenta anni, il suo viso era pallido come carta. Sembrava divertirsi alla mia sofferenza. Con un filo di voce cercai di dire:
‘’Ma-tu…chi...sei?’’ i miei respiri si fecero sempre più corti e affannosi
‘’io…bhe sono te’’
‘’no…non può essere’’ più che a lei lo dicevo a me stessa
‘’Si, sono la parte più mostruosa e terrificante di te, vuoi che te lo mostri’’
Entrai nel panico, cosa avrei dovuto dire, si? Come me l’avrebbe mostrato, no? Cosa mi avrebbe fatto.
Annuii. Sentii tanti tonfi provenire da altre stanze, ma…non erano tonfi… erano passi. All’inizio li sentivo appena, ma poco dopo li percepii molto vicini a me. Mi vennero talmente vicino che mi accerchiarono, in un circolo della morte. Tante figure mi scrutavano dall’alto verso il basso, sorridendomi crudelmente, tutte tranne una, era leggermente più alta delle altre ‘’ forse è il capo’’ pensai tra me e me. Mi si avvicinò lentamente e mi afferrò l’avambraccio stringendomelo, aveva le mani fredde in modo sconvolgente, sembrava che non toccasse un essere umano da anni.
Mi ritrovai in un letto ‘’finalmente pace’’ aprii leggermente gli occhi, e vidi quello strano macchinario che misura il battito cardiaco, ‘’ma come si chiama…?’’ mi girai e vidi la graziosa sagoma di una donna.
‘’Mi scusi dottoressa, perché sono qui?’’ lei mi dava le spalle e guardava fisso verso la porta. Il suo corpo non si mosse, ma la sua testa iniziò a girare a trecentosessanta gradi verso di me, e riecco che riguardai i capelli color morte.
‘’Perché? Perché quando i tuoi battiti cederanno finché non diventeranno solo una inutile linea piatta, tu potrai vederlo, e quindi soffrire ancora di più’’
Stavo tremando, nella pancia non avevo solo un pesciolino sbizzarrito, ma un intero abisso. La figura si alzò una mascherina e mi si avvicinò con delle forbici argentee nella mano destra.
‘’Prima ti dissi che ti avrei mostrato la parte più mostruosa di te vero?’’
Non risposi.
‘’Ti ricordi quando alle medie, ti divertivi a prendere in giro quella Alice? Oh…si che ti ricordi, lo leggo sul tuo volto, tu non puoi nemmeno immaginare quanto l’hai fatta stare male; perciò, ora è arrivato il momento che ne ripaghi le conseguenze’’
‘’In-che…senso’’ balbettai
Non rispose ma sorrise, ‘’perché non risponde mai?’’ pensai. Mi aveva appena alzato la manica della maglia per iniettarmi qualcosa. Avrei soltanto voluto ascoltare l’amabile cinguettio degli uccelli per ancora un po’…
‘’3…2…1..’’
‘’Mary svegliati, devi andare a scuola.’’ Aprii gli occhi, ero tutta sudata.
‘’Si m-amma… arrivo.’’
‘’Quindi era un sogno, solo un sogno?’’ ipotizzai, presi il telefono e accesi la fotocamera, ‘’si, sono io, però forse Alice ha sofferto veramente così tanto.’’
‘’Marianna, insomma sbrigati!”
Cari compagni di classe, se
Mai leggerete questo testo
Sappiate che per me non siete
Scimmie poco sviluppate, anzi vi
Voglio bene, quindi non ve la
Prendete :D
‘’Maey’’
Cara Maey, non posso mettere più di un cuore, ma lo farei volentieri!! Mi auguro di essere una dei mitici sette sviluppati e ti dico che sei brava, ma tanto, tanto, tanto brava! Il fatto che anche tu legga sfrenatamente come me mi consola e finalmente ho qualcuno che comprende e condivide la mia gioia nell'aprire un libro! Ti voglio bene e ...ci vediamo domani!!! Comunque anche la mia forza viene tutta da voi, amici,e vi ringrazio! Complimenti, continua così!