PENSIERI NERI - Matilde
- Lauretta Ricci
- Feb 15, 2022
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La pioggia batte sui vetri in maniera ossessiva, forte, un tamburellare continuo che persiste da tre giorni e due notti.
Io, seduto sul letto, rimango in totale silenzio ad ascoltarne il suono.
Mi fanno male i polsi, delle linee rosse risaltano sulla mia carnagione chiara, color latte.
Cade un fulmine, m’illumina i capelli biondi, gli occhi azzurri, da angelo, almeno così dice mio fratello. Sono cinque giorni che non lo vedo, mi manca tanto.
Queste notti, in cui non riesco a dormire, perché afflitto da mille preoccupazioni, penso a lui e a tutti i bei momenti passati insieme.
Sento il pizzicore delle lacrime agli angoli degli occhi, lacrime di rabbia, di disprezzo che mi asciugo in un baleno. Senza accorgermi di nulla mi addormento e tutti i pensieri che mi ronzano nella mente volano via, come fastidiose mosche.
Mi sveglio di soprassalto, con il cuore che batte a mille. Delle voci nella mia testa.
“Andate via, vi prego, tacete!”
Finalmente il silenzio.
“Che cosa è successo?” Chiedo, ovviamente non c’è nessuna risposta.
Un tonfo improvviso rompe il silenzio.
Mi guardo attorno e trovo la porta chiusa.
“Stai tranquillo” dico a me stesso per sovrastare il rumore dei miei pensieri “sarà stato il vento”.
Mi corico nuovamente, mi concentro sul suono della poggia, ma un cigolio mi fa drizzare le orecchie. Mi metto a sedere sul letto e una strana sensazione s’impossessa di me, paurosa, inquietante. Noto la porta semiaperta e una strana cosa nera arrivare al mio letto, come se partisse da me, o meglio dalla mia anima.
Essa si ritira e mi trascina con lei, non posso liberarmi, è attaccata a me.
Com’è possibile? Penso tra me e me. Mi lascio guidare, non posso fare altrimenti, oltretutto la mia curiosità è tanta, chissà dove mi condurrà?
La scia mi lascia e sono libero di camminare da solo.
Il pavimento bianco di marmo, freddo, diventa tiepido al mio passaggio. Mi ritrovo davanti ad una porta, di legno scuro, il lucchetto è aperto, tutto intorno una sostanza gelatinosa rosa. L’apro delicatamente, dietro a essa, una scala a chiocciola porta verso il basso, inizio a scenderla anche se con un miscuglio di ansia e cautela.
Aguzzando la vista noto un quadro, antico, vecchio, impolverato dove è ritratta una famiglia, una donna, un uomo e una bambina, almeno mi sembra una bambina.
Più mi avvicino, più il quadro sembra scomparire. Non vuole far riconoscere la famiglia ritratta, ne sono sicuro.
Una strana cosa però, alla bocca dello stomaco, inizia a muoversi creando in me confusione: quel ritratto mi sembra di averlo già visto, se fosse collegato alla mia famiglia, o peggio ancora direttamente a me?
Sbatto le palpebre e il dipinto scompare.
Lo cerco dappertutto, ma niente.
Sarà stata solo la mia immaginazione, cerco di dare una spiegazione.
Continuo a scendere finché non arrivo all’ultimo piano sotterraneo.
Una gigantesca biblioteca, con scaffali alti, il soffitto alto, libri di ogni genere letterario e di mille colori.
Continuando a seguire la scia nera, mi ritrovo davanti ad una mensola, con un unico libro nero.
Lo prendo in mano.
“Quanto pesa!” esclamo con un misto di sorpresa e preoccupazione.
L’apro delicatamente, alla pagina seicentosessantasei, dove qualcuno ha lasciato il segnalibro. Riesco a leggere a malapena “La famiglia di Rox”.
“Chi è Rox o cosa è Rox?”
Ad un certo punto le scritte iniziano a sfumare fino a scomparire.
Al loro posto si crea un occhio rosa, con la pupilla grande e trasparente.
Il mondo inizia ad essere sempre più scuro fino a diventare completamente color buio. “Cosa sta succedendo? Perché sta capitando a me?”
Le mani iniziano a tremarmi e un terrore puro si fa largo dentro di me, scacciando tutte le altre emozioni.
All’improvviso sento una voce e il sangue prima liquido, mi si gela diventando un ghiacciolo.
“Stai tranquillo che tra poco capirai tutto!”
Con timore gli rispondo “Cosa dovrei capire?”
In un sussurro mi dice: “Perché è diventato buio”.
“Vattene!” urlo con tutte la mia forza.
Sento una fitta al cuore, un forte dolore, non so che dire, sono paralizzato dalla paura.
È come se tutto fosse un pensiero nero, che inizia nella mia anima e finisce là, nei miei vecchi ricordi sfocati.
La voce continua “Tranquillo, non succede nulla, non morirai. Finito questo, troverai finalmente le risposte alle tue domande, farà male solo un minuto, ma le cose cambieranno”.
All’improvviso quel ricordo lontano mi riaffiora nella memoria, la causa di questo isolamento, il motivo di non essere accettato perché considerato diverso, in questo buio foro, che mi ritrovo al posto del cuore.
I fatti si mettono in ordine e quell’ansia scompare come una falena dalle ali nere.
Brava Matilde! Ho notato un grande miglioramento dal tuo ultimo testo horror. Questo è più d'impatto e ha una storia molto originale! Solo non capisco cosa c'entrano il quadro e la pupilla, puoi spiegarmelo?