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UN DESTINO INIMMAGINABILE - Massimiliano S.



Era una sera d’inverno e Cristobal non aveva voglia di andare a dormire, così decise di approfittare del calore del fuoco per leggere un libro, seduto comodamente sul suo divano. Mentre era preso dalla lettura, come un soldato in guardia, sentì la porta cigolare; si voltò ma la porta non si era spostata di un millimetro. Cristobal pensò che fosse la sua mente ad aver immaginato quel particolare suono. Così tornò con gli occhi sulla pagina per continuare a leggere il suo romanzo. Ma, distogliendo lo sguardo un attimo dalle parole, voltandosi a destra notò in terra un pezzetto di stoffa sporco di sangue…

Non era suo, così iniziò ad agitarsi, il suo cuore non smetteva di battere sembrava che stesse correndo una maratona. Si alzò dal divano e raccolse il fazzoletto, notò che c’erano anche delle strane impronte giganti lì vicino, seguendole con lo sguardo arrivò alla porta di casa. Si fece coraggio e giunse alla destinazione, ma aprendo la porta vide ciò che non avrebbe mai voluto vedere….

Si trovò davanti una scena raccapricciante: la testa di un cervo conficcata in un bastone, piantato a terra. Cristobal non capiva cosa stesse accadendo. L’ansia e il calore del suo corpo aumentarono così tanto da poter infiammare una foresta. Non aveva la forza nemmeno di urlare, o di chiamare aiuto, tanto nessuno lo avrebbe sentito. Le sue mani erano così fredde da poterle mettere in congelatore. Le tracce di sangue proseguivano al di là della testa di cervo. Cristobal aveva paura, era sempre stato spaventato da tutto ciò che lo circondava, forse per questo che bastava poco che la sua agitazione prendesse il sopravvento. Il divino silenzio regnava nella notte buia e cattiva con: fulmini, nuvole scure e tuoni. Decise di affrontare la paura e seguire quelle chiazze color fuoco , non sapeva cosa lo aspettava ma sapeva che non sarebbe potuto tornare sul divano tranquillamente seduto. Si incamminò seguendo le chiare tracce rosse. Dopo aver camminato non contando il tempo si trovò davanti ad una immensità di foglie , che facevano da cornice ad una casa diroccata, vecchia, mal ridotta e contornata da rovi e spini che solo la fitta vegetazione riusciva a coprire i buchi che gli anni avevano procurato a quelle mura. Guardando a terra gli occhi gli dissero chiaramente che era arrivato alla meta. Pensò: “E adesso che faccio? Torno indietro? No, non posso, devo scoprire chi ha disturbato la mia lettura”.

Il tiepido coraggio entrò in Cristobal.

Caricò la voce e urlò all’essere che secondo lui poteva abitare quel luogo: “Chi c’è là? Esci, fatti vedere! Voglio capire perché mi hai messo quella testa di cervo davanti alla porta!”

Il terreno iniziò a muoversi come l’acqua quando bolle in pentola in attesa della pasta, la pesante aria che volava in cielo si poteva sentire e tagliare nello stesso momento. Quell’essere, che aveva seminato sangue e paura in Cristobal, si era fatto vedere: un orco, con il corpo ricoperto di pelle viscida e squamosa, occhi grandi e con sangue che fuoriusciva dalla bocca enorme. Con una tuonante voce disse:

“Volevo che capissi la fine che ti aspetta, chiunque sia passato sulla mia strada è stato giustiziato, il cervo è stato solo un assaggio, tu diventerai il mio ultimo pasto di giornata. Non sopravviverai!!! Voglio nutrirmi di questo paesaggio senza nessuno che mi disturbi le giornate”.

Cristobal era terrorizzato, ma non voleva mostrare la sua debolezza. Sarebbe stato davvero avvilente. Il mostro ordinò a Cristobal di entrare in casa e di non provare a scappare. Prima di ucciderlo gli avrebbe mostrato il suo bottino. Era una scena da film dell’orrore: teste di animali appese al muro, crani di persone penzolanti in soffitto.

“Perché hai fatto questo?”

“Mi nutro di anime, di sangue umano e di animale, voglio che questa zona sia mia, senza esseri strani che mi girino intorno. Sto solo anticipando quello che accadrà tra un po' . La tua fine è vicina. Vorrei proprio vedere come ne uscirai.”

Allora Cristobal tentò inutilmente di scappare, trovò le porte della casa diroccata sbarrate dalla natura. Il mostro lo raggiunse e lo afferrò, lo divise a metà e se lo inghiottì in un secondo.

La sua testa diventò l’ennesimo trofeo del mostro e venne appesa alla porta.

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1 Comment


greta.visconti
greta.visconti
Feb 15, 2022

Bravo Massimiliano! Nel tuo testo ho notato originalità e mostra non dire! Per me che engo terrorizzata dal vento la fine di Cristobal è un esempio🤣D'ora in poi non starò mai più sola a casa....!!

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© 2019 Lauretta Ricci

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