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UN GIORNO DI QUESTI - Giulia



Ero sempre stata affascinata dalle due gemelle coreane della mia classe: erano così uguali, il loro tratti uniformi erano così perfetti, gli occhi a mandorla, la pelle candida e pulita, i loro lisci e scuri capelli, erano tutti dei bei particolari. L’unica cosa che le differenziava erano i loro nasi: una l’aveva alla francese, un bellissimo naso, l’altra gemella ne aveva uno aquilino. I nasi aquilini non sono molto belli, era per questo che tra le due gemelle tutti preferivano Jihyo, la ragazza dal bel naso. Sana, poveretta, doveva resistere a tutti gli insulti che ogni giorno venivano scaricati su di lei. Avevo sempre provato un senso di compassione per Sana, eppure a volte anche un solo ed unico difetto poteva rovinare tutto. Dicono che non dipende dalla bellezza se hai amici o meno, ma in alcuni casi non è così. “Un giorno di questi diremo a quei ragazzini di non bullizzarti altrimenti li denunciamo!” Promettevano a Sana, ma in realtà non lo facevano mai. Anche io, un giorno di questi, avrei voluto essere la più popolare della scuola, mi comportavo sempre così gentilmente, come Jihyo, ma non ci riuscivo. “Cosa c’è di tanto differente!?” Urlavo a squarciagola dal terrazzo, prima di scoppiare in un pianto infinito, accompagnato da una marea di singhiozzi. Anche Sana faceva la stessa cosa, l’avevo vista più volte rifugiarsi nel cortile della scuola e con la scusa di andare a prendere una boccata d’aria, piangeva e gridava le mie stesse frasi. Volevo parlarle un giorno di questi, ma le nostre timidezze erano troppo uguali per entrare in contatto. Jihyo non aveva nulla da dire sulla sorella, del resto, gli altri l’apprezzavano, ma qualcosa la tormentava: scrutavo il suo sguardo mentre fingevo di leggere, si voltava a guardare la gemella con un volto pieno di tristezza, ma gli altri le sussurravano: “Che ti importa di lei? Oramai è acqua passata” Un venerdì accadde la stessa identica cosa di tutti i giorni passati: le lanciavano palline di carta stagnola sporche di tempera colorata. Quel giorno, la goccia d’acqua riuscì a far traboccare il vaso. “Pensate sia divertente?! Ogni santo giorno sopporto le vostre risatine, i vostri insulti e i vostri scherzi!” E se ne andò via

piangendo. Un silenzio avvolgeva la classe, ammutolita. Quel giorno cambiò qualcosa, nessuno sapeva che cosa, ma le solite frasi sciocche non uscirono più fuori, i soliti giochetti finirono lì. Tutti quei “Un giorno di questi” scomparvero e credo che quella fu la cosa più diversa di tutte le altre.

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1 comentario


greta.visconti
greta.visconti
19 may 2022

Brava Giuly, ti devo dire che sei molto talentuosa e fai grandi progressi! Non so se ti ricordi quando a casa tua mi facesti leggere questo testo, ma ho notato che da quel giorno hai cambiato cose, migliorando e trasformando il racconto, dall'inizio alla fine!

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© 2019 Lauretta Ricci

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