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UN SOGNO AVVERATO ALL'INSAPUTA - Sofia Del Principe


Sabbia a perdita d’occhio, tra le ultime colline e il mare – il mare – nell’aria fredda di un pomeriggio quasi passato, e benedetto dal vento che sempre soffia da nord. La spiaggia. E il mare. Il mare quel giorno era agitato. Un po’ come me. Le alte onde muovevano la sabbia sottostante. Si alzavano come se volessero arrivare a toccare il sole, che ormai stava per tramontare. La spiaggia era vuota. C’ero solo io. Rivolsi uno sguardo all’accecante schermo del telefono. Segnava le 20:30, mi dovevo sbrigare. Tremavo, mi ballavano le gambe, che stavano cercando di scappare a correre verso l’hotel. L’orario della cena sarebbe finito alle nove, e per me, che ero abituata a mangiare minimo alle 22, era presto. Quella sera, poco più tardi, avevo anche una partita di beach volley a cui non volevo mancare.

Scattai di colpo verso la sala dove si mangiava. Con uno slalom, per non scontrarmi con le persone che stavano uscendo, arrivai al tavolo. Rachele, una mia amica che stava in stanza con me, aveva lasciato un misero piatto di pasta in bianco e un po’ di pollo. Mangiai tutto di fretta, stavo rischiando di rimanere chiusa dentro la sala, ma soprattutto di arrivare tardi alla partita di beach. Ingoiai l’ultimo pezzo di pollo e via, con passo veloce mi diressi verso la camera. Entrai, sopra al letto c’era lo zaino pronto per la partita. Presa dalla fretta non guardai se c’era tutto l’occorrente. Allungai il braccio toccando lo zaino “Mhh, ci sono le ciabatte, l’acqua …. ok sono pronta”.

Feci il primo passo sulla sabbia di quella serata. È una sensazione incredibile, la sabbia di tarda sera tiepida, il rumore in sottofondo delle onde, il caldo vento che faceva svolazzare i capelli, c’era una splendida atmosfera. Era tutto pronto per iniziare la partita, io ero in squadra con Rachele. Ero agitata, sentivo dentro di me un qualcosa che non avevo mai provato. Mi sembrava di giocare una partita importantissima. La prima battuta è nostra, anzi mia. Lancio la palla in alto e porto il braccio a colpire il pallone, che prese una strana traiettoria, impossibile da difendere. La partita andò avanti così per altri 5 punti. Bastò qualche minuto di distrazione che già ci avevano recuperato. 23 a 24 per noi, il punto decisivo e come sempre tutto torna a me. Batto, ma questa volta non bene. In quel momento mi è caduto il mondo addosso, potevo portare la squadra alla vittoria del set. La palla torna nel nostro campo, la difendo in bagher per Rachele, che la alza in palleggio e …. “pamm” vinciamo il set. Contentissima vado ad abbracciare la mia amica, anche se ancora mi sentivo in colpa per aver sbagliato la battuta. Adesso basta rientrare in campo concentrati e vincere l’altro set, per portare a casa la partita. Questa volta partono loro, e il primo punto è nostro. Arriviamo quasi alla fine del set e come prima 23 a 24 per noi. In battuta ci sono io. Mi lancio la palla in alto, saltando il più possibile, insieme a me si alzano metri di sabbia formando un cerchio perfetto. Faccio partire la palla. Ansia, ansia di sbagliare nuovamente. Ma questa volta ce la faccio. Tutti i miei compagni mi saltano addosso urlando il mio nome. La partita è finita, abbiamo vinto anche, e soprattutto, grazie a me. Poco dopo mi voltai, guardandomi dietro, un uomo alto, capelli scuri e occhi chiari si avvicinò al campo da beach. Sembrava importante, forte. “Ma chi è quello?” chiesi sorpresa a Rachele. “Ma non lo sai? È il dirigente sportivo della squadra più forte d’Italia!” “Cosa???!!” Ero sorpresa, non credevo ai miei occhi. “Sta cercando delle giocatrici per la sua squadra e adesso sceglierà chi gli sembra all’altezza”. Passarono pochi secondi e sentii il mio nome e cognome pronunciati dal dirigente sportivo. Saltai dalla gioia, stavo quasi per piangere. Avevo un bellissimo viso sorridente: a ridere non era solo la bocca ma anche gli occhi che brillavano come stelle. Il mio sogno si era realizzato.

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© 2019 Lauretta Ricci

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