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VIAGGIO - Youssef





(vi consiglio di vedere il Silent Book mentre leggete…)


Maria non aveva amici e voleva giocare fuori insieme a qualcuno, visto che il vento faceva volare molto in alto aquiloni fatti di morbida e soffice lana.

Però nessuno della sua famiglia, o uno dei ragazzini fuori, era disposto a divertirsi con lei: il padre lavorava al computer per la sua azienda di notizie e per pubblicare uno scoop, visto che lui è un giornalista; sua madre era impegnata a cucinare una deliziosa cena e a parlare con una sua amica al telefono della scuola e sua sorella maggiore di 16 anni che andava al liceo giocava al telefono e guardava tik tok.

Maria chiese alla madre se voleva giocare ad una gara di monopattini pur se il pavimento era ruvido, ma lei rispose col telefono in mano ‘’No, cara. Sto cucinando la pizza al vapore. Oh, scusa Giulia. Stavo parlando con mia figlia!’’.

Maria uscì dalla cucina ed entrò nella camera di suo padre.

- Abbastanza ordinata - Penso lei raccogliendo un libro molto ruvido e con odore… di legno?! Pero poi si rese conto della copertina di legno.

Chiese stessa cosa al padre ‘’Papà possiamo giocare con l’aquilone?’’ con voce supplicante.

Ma lui la cacciò dalla stanza e disse ‘’Vorrei, ma sono impegnato. Ti prometto che domani giocheremo insieme col telefono.’’ ‘’Ma non avevo det…’’ Però lui le chiuse la porta in faccia senza ascoltarla.

Andò pure dalla sorella ed anche a lei le pose la stessa domanda con il pallone in mano e, appena Maria le stava per chiedere se poteva giocare a calcio, lei rispose ‘’ No. Non ho voglia.’’

La bambina uscì dalla stanza in lacrime. Voleva soltanto giocare, ma nessuno aveva la voglia, neanche i membri della sua famiglia.

Andò nella sua stanza. Si buttò sul letto vedendo la sua lampada mongolfiera. ‘’Vorrei andare in altri posti. Vorrei andare in Egitto, su Marte o in crociera, ma non succederà mai…’’ Maria era così triste che diventò come una vite arrugginita vecchia di 10 anni grigia-marroncina.

Il suo gatto nero, di pelliccia soffice e occhi smeraldo, si alzò e se ne andò dalla stanza (e anche finalmente, visto che puzzava di pesce). Appena si alzò il gatto, Maria notò una penna rossa ruvida con odore di plastica, metallo e pesce a terra e decise di prendere essa e disegnare sul muro una porta ‘’Almeno renderò la stanza un po' più bella e risulterà una bella decorazione’’.

Dopo un po', appena finito e colorato il disegno, arrivò una luce accecante e rumorosa dalla porta disegnata. A Maria venne un colpo. Il suo cuore di roccia liscia (solo in quel momento oppure sarebbe stato morbido, soffice e leggero) stava per balzare fuori dal corpo e Maria fece un passo all’indietro per la paura, facendosi male alle gambe. Però non successe niente.

Appena si avvicinò alla porta si rese conto che essa era diventata vera, da non crederci! Lo capì con il suo naso a patata che le fece odorare il legno, con i suoi occhi neri come delle gomme per auto pulite e toccando la porta si scheggiò la sua soffice mano rosa chiaro e capelli colore ghianda a caschetto le se staccarono dalla testa e poi ritornarono al posto. Le ritornò pure il male alle gambe quando ricadde per l’emozione.

Appena aprì la porta si ritrovò in un bosco colpito dal caldo e tagliato a metà da un ruscello liscio che lanciava un suono rilassante. C’erano molte lucciole benché mattina. C’erano anche molte luci artificiali a stile giapponese. Maria si avvicinò alla riva e prese una penna.

‘’È davvero magica questa penna?‘’ Iniziò a disegnare una barchetta e pure questa prese vita come la porta di schegge. ‘’Da non crederci!’’ Maria aveva un pennarello con cui poteva fare tutto quello che voleva e divertirsi moltissimo. Salì sulla barchetta rossa di legno scheggiante liscio e rumoroso quando tu vai sopra essa. Sembrava anche un frutto rosso in un bosco pieno di milioni di mirtilli o in un orto irrigato d’acqua (bastava un piccolo libro verde che faceva come foglia su essa).

Arrivò in una grande città richiusa da muri. ‘’Oh mio Dio!Non credo a quello che vedo!’’ E dovreste darle ragione perché questa, oltre ad avere uno splendido panorama, era molto protetta, con un profumo dolce, era piena di guardie, con castelli e case di tutte le salse (ma di più quelle con tetto tondo e triangolare), ci abitavano molte persone e soprattutto si guidavano gondole di legno liscio visto che essa era piena di corsi d’acqua! Tra poco Maria stava per esplodere e pensò di trovarsi a Venezia. Notò pure che la città era benestante perché alcuni castelli avevano il tetto dorato, anche se puzzava di metallo fuso.

Maria volle entrare in quella città. Avrebbe pure pagato molto denaro per scoprirla e visitarla. È la solita amante dei viaggi. Iniziò pure a disegnare chiavi a caso. Ad un certo punto si aprì la porta e lei si prese un colpo tanto che stette per cadere dalla barchetta. Iniziò a piangere per l’infarto che state per avere con quello che stava succedendo (le uscì dal corpo pure la sua anima e questa stette per scappare).

Però Maria smise di piangere e l’anima torno dentro il corpo quando si rese conto della porta aperta. Maria entro dentro la città, con velocità assurda che le volarono i denti e le entrò in bocca una mosca aspra e puzzolente.

All’interno era come fuori e solo che c’erano cascate fantastiche ma rumorose e alcuni tetti che alla cima avevano degli animali dorati e i corsi d’acqua divisi da cancelli.

Un po' più avanti trovò delle guardie e la accolsero con gentilezza, neanche fosse una regina. Le guardie sembravano foglie gialle-verdi: ognuno aveva dei baffi, una tuta verde con medaglie e una cintura dorata tra le spalle e la pancia. Si erano pure mesi un profumo che ricorda la gustosa fragola.

''Questo posto è meraviglioso! Vorrei abitarci, sposarci, lavorarci e morire al posto di stare in quella sporca città’’ penso Maria ma non si accorse che stava per cadere da una cascata. Due guardie che si trovavano vicino a un campanello stavano vedendo la scena e gli stette per un infarto incredibile e i loro baffi saltarono all’in su. Se Maria si sarebbe schiantata sul suolo con quella caduta loro sarebbero andati in cella ma si preoccupavano per lei quindi con il loro fischietto che faceva assordire se veniva usato vicino a qualcuno (infatti la guardia vicino lacrimava acqua liscia e melmosa) ma Maria non riuscì a fermare – il pomodoro- galleggiante e cadde. L’acqua di quella cascata liscia come il legno di un armadio: liscio e bello però ti può dare una scheggia.

Maria pensava che stava per morire. Nella sua mente perdonò parenti e genitori e prego di non finire nell’aldilà e sopravvivere. Ad un certo punto si ricordò della sua penna magica e così iniziò a disegnare una mongolfiera. ‘’ Prendi vita, dai’’ e all’ultimo Maria salì nella mongolfiera. Le guardie urlarono in coro ‘’ YEAH, SEI VIVA!’’ e le augurarono buon viaggio nel cielo.

Davanti a Maria c’era una specie di nave volante tutta grigia (che faceva svenire per la puzza di carburante e con una statuetta a ovest fatta d’oro accecante). Intorno a questa nave c’erano mongolfiere un po' più larghe di quelle di Maria ed erano grigie. Queste ricordarono a Maria la tristezza e i pianti avuti prima. Una mongolfiera comandata da un re si avvicinò ad un uccello che sembrava glitterato: delle persone tentavano di catturare l’uccello. Maria indietreggiò fino a toccare il ruvido del posto in cui era in piedi e versò delle lacrime. Le si annebbiò la vista. Com’era possibile che l’essere umano fosse così cattivo! E l’odore del carburante ed i versi dell’uccello la fece imbestialire. Appena quei tizi tornarono alla base con l’uccello, Maria decise di infiltrarsi nella nave sporca e mediocre e salvare quel povero uccello che non fece nulla.

Quindi con la sua mongolfiera, che sembrava una mela però con odore di fiamme, atterrò su quella sporca nave visto che toccandola diventò un brutto mostro che si cibava con carne cruda puzzolente come il sudore, che non amava lavarsi e che non sentiva bene per la polvere nelle orecchie. Maria chiese tra sé e sé

- Ma in questo posto orribile c’è qualcuno che pulisce? E in più sicuramente prenderò un po' di raffreddore con questo odore di carburante che sembra del cactus che pizzica il naso. Qui saranno tutti diventati sordi o cechi per la polvere negli occhi o nelle orecchie!’’ Smise di fare domande, prese la penna e iniziò a seguire delle guardie corazzate di armature fatte di metallo ruvido che portavano con loro quel povero uccello che era glitterato, viola, luminoso, … fine.

Salendo le scale di soppiatto visse altre guardie però armate di armi pulite, luccicose e così lisce che possono tagliare la carta. Queste la indebolirono visto che le ricordavano le lacrime che aveva versato prima e durante il viaggio.

Trovò l’uccello dentro una gabbia rifugiata sotto un tetto dorato e questa ‘’ prigione per uccelli’’ si trovava in un altare d’oro. - Non ci credo; è quasi tutto dorato. Con tutto questo oro c’è puzza di metallo fuso. Sono proprio spendaccioni! Oppure se li fanno da loro - pensò Maria tra sé e sé. Lei non capì come liberare l’uccello. Pensò a mille modi, alcuni esagerati. La sua mente era come una bomba. Tic tac tic tac … BUM! Così uso il piano più sciocco ma anche ingegnoso: il famoso ‘’ mordi e scappa’’ anche se in questo caso e un più ‘’ prendi e scappa’’.

‘’ 3,2,1, VIA!’’ urlò Maria prima di partire. Prese l’uccello profumato, glitterato e colorato e iniziò a correre neanche fosse in maratona. Le due guardie la notarono e una lanciò una delle armi su di lei. Maria accarezzò l’uccello mentre scappava: aveva una pelle morbida, faceva una specie di cinguettio molto acuto, aveva un pelo soffice ed era profum…ato di penna?!

- Sarà la mia penna… - pensò Maria.

Tutte le guardie e l’imperatore con le armi, stranamente, profumate e fatte di oro ruvido la inseguirono e prima che fossero arrivati salvò e liberò l’uccello che fece illuminare il cielo con una luce accecante piena di colori e profumi, per la precisione quella di uva che le ricordava l’orto dei nonni. Maria stette pure per svenire. Le guardie, intanto, si avvicinarono fino a raggiungerla e metterle delle dure, puzzolenti e rumorose manette.

‘’Che cosa hai qua? Una penna. Beh, sembra preziosa per te … quindi la butterò, ORA!’’ disse l’imperatore con voce rabbiosa; e lasciò cadere dalla nave la penna. ‘’ NOOOO!” urlò Maria con lacrime, mal di testa, dolori al cuore incredibili. Era meglio infilzarsi una spada. Le guardie di quell’imperatore la trascinarono fino ad una gabbia marrone, puzzolente di escrementi e con molto cigolio visto che era sospesa in mezzo al cielo! Maria iniziò a piangere di nuovo e ancora una volta diventò grigia.

Iniziò a dare calci, a pentirsi di aver fatto quel viaggio e anche di essere salita su quell’aereo a vapore. Però almeno aveva salvato quel povero uccello viola. E parlando di lui, arrivò esso con la penna magica tutta piena di glitter visto che durante il suo ‘’ mini viaggiò’’ sbatté molto velocemente le ali su essa. Maria tornò tutta a colori. Esplose, urlò, abbracciò l’uccello e lo accarezzò per il viaggio e il coraggio mostrato.

Saltò verso l’uccello e prese la penna dal suo becco e disegno e disegnò un tappeto! Dopo averlo disegnato e fatto diventare soffice e comodo oltre che profumato, uscì dalla gabbia e vide per l’ultima volta la città, durante il tramonto: l’odore del cibo, gli scambi, il riflesso dell’oro, i mercati di profumo e altri oggetti come il cioccolato, e i cammelli sudati, puzzolenti, e pieni di mosche. Seguì l’uccello. Essi oltrepassarono i confini della città che Maria pensò fosse Venezia anche l’ultima volta che la vide.

Maria iniziò a guardare il cielo stellato, dorato e meraviglioso anche se con rumorose meteore. A Maria spuntò un sorriso. Pensò nella testa ‘’ vorrei essere una di quelle stelle: felice, contento, con una famiglia gentile e luminosa e saltare da destra a sinistra. Ma cosa dico sono già uno di loro!’’.

Maria arrivò, seguendo l’uccello viola glitter, ad un albero di palma. ‘’Ma perché qui, scusa?’’ disse appena scesa dal tappeto morbido e atterrata sulla soffice sabbia. L’uccello le indicò una porta con la coda, pure questa viola. Maria appena toccò la porta si accorse che era tutta liscia, verniciata e piena di sabbia. ‘’ ETCIU’!’’ Maria starnutì, ma dopo questo aprì ed entrò, con l’uccello, dentro quella mini porta dei segreti.

Appena uscita trovò, dall’altra parte, un suo amico d’infanzia e questo urlò ‘’ Violetto, eccoti qua!’’. Maria guardò con attenzione il ragazzo e scoprì che l’uccello era disegnato da un’altra penna magica che possedeva lui. ‘’Ecco perché puzzava d’inchiostro di penna’’. Anche l’amico, di nome Valerio, si ricordò di Maria.

Pure lui era pieno di lacrime che potevano riempire un lago e anche questo era senza colori ma rivedendo l’uccello si riprese i colori e se li mise. Ha saltato, rimbalzato, urlato e sorriso. Valerio aiutò a rialzare Maria dal pavimento sporco (prima però starnutì ben 5 volte) e lei iniziò a disegnare un cerchio. ‘’Aiutami a disegnare’’ ‘’Che cos… AHH ho capito. Ok, iniziò’ e anche Valerio disegnò un cerchio. Crearono una bici con due sedili e colori! Ci salirono sopra e iniziarono a pedalare. ‘’Andiamo da … quella parte!’’ l’uccello li seguì. Volete sapere dove essi sono andati a finire? Lo scopriremmo presto…

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