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Terry odiava il suo aspetto fisico. Era dotata di due meravigliosi occhi che risplendevano come raggi di sole e avevano tutte le sfumature del viola, dal lilla al quasi blu. Se glieli fissavi a lungo, riuscivi a scorgere la loro limpidezza ingenua e ti veniva voglia di restare in contemplazione per ore. Le orecchie della piccola erano leggermente appuntite e spiccavano anche sotto le castane onde dei capelli. Il problema però non stava nel nasino aggraziato o nel colorito dorato, ma nel suo labbro superiore. Proprio al centro di esso, infatti, si apriva una specie di buco, così grande da deformare del tutto la boccuccia vermiglia. Terry lo detestava e ne soffriva moltissimo. Spesso aveva degli attacchi di tristezza. Il cuore le si frantumava e lei cadeva in un abisso di angoscia, profondo e buio. Il terrore dell'essere diversa la coglieva nei momenti più disparati e le spezzettava ulteriormente l'anima, minuscola e sanguinante. Si sentiva sola in un mondo pronto ad inghiottirla, trasformandola in un vetusto ricordo polveroso. Subito dopo però la pervadeva una rabbia dalla gigantesca forza distruttiva. Nessuno la capiva o almeno cercava di capirla e questo la devastava.
Una sera, scossa dai singhiozzi, esclamò “Vorrei essere normale!” In quel momento, una luce saettò nel livido cielo gonfio di nubi temporalesche, ma lei non se ne accorse poiché si era già addormentata. Il giorno seguente, come al solito, mosse le gambe per alzarsi dal letto e andò in bagno, ma quando guardò allo specchio sgranò gli occhioni: la voragine prima presente sul suo volto era scomparsa. Non sapeva cosa stesse succedendo, si sentiva alla grande. La felicità le illuminava il volto contratto dallo stupore e dentro alla sua pancia si stava accumulando una grande sfera di gioia e calore. Tutta la depressione degli anni precedenti era svanita nel nulla e lei provava una forte emozione, un frenetico entusiasmo. Mentre lavava i dentini candidi, canticchiava un allegro motivetto e batteva i piedi, solo che così facendo sporcava il pavimento di dentifricio. Dopo aver pulito tutto, andò a fare colazione e riuscì a mangiare come il resto della famiglia. Mentre sbocconcellava frittelle unte nessuno girava più la testa per non vederla masticare. Sembrava che tutti si fossero scordati il suo problema, perché non le avevano ancora chiesto il motivo delle labbra perfettamente normali che sfoggiava fiera.
Lo stesso a scuola, qualche ora dopo. Le prof svolgevano tranquillamente le loro lezioni come nulla fosse e i compagni ascoltavano, attenti e zelanti. Alla seconda ora, quella di geografia, Terry ebbe l'occasione di seguire senza che le arrivassero continue occhiate di scherno e orrore. Durante la ricreazione, venne addirittura invitata a far parte del gruppo più popolare della scuola al contrario delle altre volte. Dopo poco però si stufò di rimanere seduta ad ascoltare chiacchiere inutili e corse via. Si diresse verso gli unici veri amici che aveva, Anna e Momo. Appena giunse da loro, però, venne respinta e allontanata. Inizialmente, Terry non capì il motivo di quel comportamento, ma poi ricordò una cosa, tremenda e fantastica al tempo stesso: nessuno aveva più memoria del difetto che la segnava. Gli ex migliori amici se ne andarono così, lasciandola sola in mezzo alla classe, con le gambe tremanti, un gran dolore alla testa e gli occhi lucidi.
Tornata a casa inghiottì controvoglia il piatto fumante di pasta alla carbonara che aveva davanti e corse in camera disperata. Qualcuno bussò alla porta e sua sorella entrò nella stanza. Si sedette sul letto, cominciando a pettinarle i capelli in un'elegante treccia. Mentre la folta chioma le veniva massaggiata dalle amorevoli mani di una persona che l'aveva sempre amata, con o senza labbro leporino, Terry pensò “Vale veramente la pena?”. In fondo era diversa, lo sapeva, ma questo poteva anche essere un bene, perché così nessuno l'avrebbe mai eguagliata. Lei non aveva un aspetto normale, però le cominciava a piacere quella simpatica, piccola caverna che si apriva sulla sua faccia. Era come una stella nera in una galassia bianca, una cincia in mezzo ai piccioni, un tulipano fra i girasoli. Appena espresse questi pensieri, un altro balenio di luce saettò nel cielo, ma lei non se ne accorse perché stava già dormendo.
SLUT
(Fine in svedese!)
❤️❤️❤️
Grazie Giulia, sono molto contenta che il racconto ti sia piaciuto...comunque se vuoi fare qualsiasi tipo di critica, sentiti libera!!
Cara Greta, questo testo mi è piaciuto molto, pieno di descrizioni. Continua così.